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mercoledì 30 settembre 2015

#film: Paolo Virzì, Il capitale umano

Viviamo in una società di merda, perdonate l'eufemismo, ma è inutile continuare a girarci attorno, più mi guardo intorno e più ne sono convinta.
   Ed evidentemente non sono l'unica, anche il regista Paolo Virzì credo la pensi come me, visto la trama e le implicazioni contenute all'interno di un film, Il capitale umano, che ci offre uno spaccato decisamente realistico di ciò che ci circonda, un'orda di fenomeni da baraccone che anelano a una ricchezza sempre più cospicua, a uno status sociale un po' più alto, ad avere l'auto più bella rispetto al vicino, o l'amante un po' più giovane.
   Per che cosa, poi? Per ritrovarsi impoveriti, attanagliati da una tale sterilità d'animo e di sentimenti dalla quale difficilmente si riesce a sfuggire.




Siamo abituati a vedere Virzì alle prese con il genere della commedia, invece stavolta ha saputo stupire il suo pubblico con un noir decisamente riuscito, che mi è capitato di vedere giusto un paio di sere fa, e che non mi ha lasciata indifferente.

Ma andiamo per ordine, parliamo un po' della trama: tutto inizia e ruota attorno a un incidente stradale, un ciclista investito da un SUV, che prosegue la sua folle corsa senza fermarsi a soccorrere la vittima. Un fatto di cronaca tristemente quotidiana, aggiungerei.
  Da qui, il film si spezza in capitoli, che si concentrano sulla vita di ciascun protagonista, pur mantenendo un forte senso di unitarietà e un'assoluta comprensione per lo spettatore, un puzzle da ricostruire pezzo dopo pezzo, dolore dopo dolore.

Per primo osserviamo la realtà sotto lo sguardo di Dino Ossola, un immobiliarista in difficoltà a causa della crisi, interpretato da un Fabrizio Bentivoglio con accentuato accento lombardo, un uomo volgare, privo di acume che, approfittando della relazione della figlia Serena (Matilde Gioli) con il rampollo della ricca e potente famiglia Bernaschi, aspira a un'ascesa sociale per lui impossibile.
   Il secondo punto di vista è quello di Carla Bernaschi (Valeria Bruni Tedeschi), moglie ricca e insoddisfatta, ex attrice che troverà una momentanea consolazione in una romantica relazione extraconiugale.
   Il terzo punto di vista è di Serena Ossola, la figlia di Dino, la voce più autentica, l'unica che cerca l'amore vero, insieme alla matrigna, psicologa (Valeria Golino), una donna dolce e forte al tempo stesso.
   Il finale è lacerante, straziante ma non inaspettato, estremamente drammatico nella sua autenticità.

Per quanto riguarda le singole interpretazioni dei vari attori, siamo davanti a un orologio dall'ingranaggio perfettamente oliato, tutto funziona a meraviglia e si incastra senza attriti.
   Superbi gli attori già noti sul grande schermo, specialmente Bruni Tedeschi, spaventosamente espressiva nel suo patetismo, nella sua rassegnazione, nel suo mancato riscatto, mancato davvero per un soffio.
   Decisamente interessanti anche i nuovi volti, specialmente quello di Matilde Gioli, che mi ricorda una Eva Green ancora acerba, e per questo ancor più bella e affascinante.

Un film che non esiterei a definire feroce, perché ti sbatte in faccia lo squallore della realtà senza mezzi termini, la massima estremizzazione di una società dei consumi che ci sta divorando, in un Paese dove, se non sei ricco, non conti nulla, tutto si può comprare, tutto ha un prezzo.
   Anche la vittima sacrificale di questa storia, il malcapitato ciclista che abbiamo citato all'inizio, la cui vita spezzata varrà un ben misero risarcimento alla famiglia, valutato in base al cosiddetto "capitale umano", per definizione "l'insieme di conoscenze, competenze, abilità, emozioni, acquisite durante la vita da un individuo e finalizzate al raggiungimento di obiettivi sociali ed economici, singoli o collettivi".




Per concludere vi lascio con una frase tratta dal film, sicuramente la più inflazionata, ma la più cruda e veritiera: “Avete scommesso sulla rovina del nostro paese e avete vinto”, dice un'amareggiata Carla al marito Giovanni, che giustamente la corregge, quasi rivolgendosi agli spettatori: “Abbiamo vinto, ci sei anche tu”.
   Nessuno è innocente, anche chi non si sporca le mani in prima persona è comunque partecipe del baratro dentro al quale stiamo precipitando, e Virzì ce lo sottolinea con raffinato candore, lasciando finalmente da parte quell'indulgenza cinematografica che ha avuto il sopravvento fino ad oggi.

martedì 29 settembre 2015

#libri: Natale Spineto, "La festa"

"Che cos'è una festa?" Questo l'interrogativo, il leit motif della serata conclusiva del Festival culturale di Oltregiogo Letteratura, che si è svolta domenica sera nella sala consiliare del comune di Grondona e ha visto protagonista il Professor Natale Spineto, Ordinario di Storia delle Religioni presso l'Università di Torino, esperto in Scienze delle religioni e tematiche quali il mito e la religione greca classica.




Per quanto riguarda il Festival dell'Oltregiogo, si tratta di una manifestazione culturale di ampio respiro, organizzata da svariati enti locali fra i quali l'Associazione culturale Lettere e Arti, che ogni anno presenta volumi di autori noti a livello internazionale, e che quest'anno ha scelto un tema accattivante, "Libri, cibo per lo spirito", con un chiaro e attuale riferimento ad Expo Milano 2015.    Ad ulteriore riprova che l'area che comprende basso Piemonte ed entroterra ligure si pone come una realtà estremamente attiva e dinamica, specialmente dal punto di vista culturale.

La serata di domenica, organizzata per presentare il nuovo volume dell'accademico, intitolato appunto “La festa” (Laterza, 2015), si è svolta come un'intervista, un dialogo a due tra la sottoscritta e il professore, un momento culturale che ha saputo coinvolgere anche il pubblico presente, un momento di grande cultura ma che ha lasciato spazio anche a risate e momenti divertenti, a riprova che anche un saggio può diventare una lettura piacevole e per nulla pesante.

Per quanto riguarda l'ultima fatica del docente arquatese, si tratta di un saggio estremamente approfondito ma altrettanto godibile, adatto ad un pubblico anche di “non addetti ai lavori”, e che contiene un'indagine sulla tematica delle feste analizzata da svariati punti di vista, antropologico, storico, religioso, civile e non solo.
   Un libro che si apre con la descrizione di un fatto di cronaca, un incidente avvenuto durante un rave party, evento atto a dimostrare che il concetto di festa è ampio, fluido, eterogeneo, al punto da comprendere due esempi agli antipodi: il già citato rave e l'incoronazione della Regina Elisabetta.

Leggendo le pagine di “La festa” comprendiamo appieno la difficoltà di operare una classificazione in questo ambito, e l'estrema varietà che comprende numerose “categorie”: feste religiose, popolari, tradizionali ma non religiose, legate a ricorrenze storiche o ad atti eroici di personaggi del passato e non solo, sagre, feste laiche, civili o prettamente commerciali.
   Fondamentale anche l'aspetto turistico, che ci mostra come spesso le feste vengano incoraggiate per favorire l'afflusso dei visitatori in determinate località.

Un altro punto importante, e particolarmente attuale alla luce della crescente immigrazione che caratterizza il nostro Paese, è il concetto di festa in correlazione agli stranieri, agli emigranti in generale: la festa, tradizionale, religiosa o civile che sia, spinge il migrante a fare ritorno al proprio Paese natìo, e assume una forte connotazione affettiva e personale. In questo osserviamo come, anche nella società 2.0, resti forte il senso di communitas, di radicamento.

Nella festa è fondamentale anche l'idea di continuità nel tempo unita, specialmente nelle feste popolari, alla dimensione locale e a quella identitaria, che fonde insieme tradizione e senso di partecipazione collettiva. 
   Un dialogo di quasi due ore, che sono volate via grazie alla notevole capacità dell'autore di interessare il pubblico senza mai annoiarlo. 
   Insomma, un mondo decisamente eterogeneo e affascinante, trattato con piglio scientifico ma che non disdegna i riferimenti alla quotidianità, al mondo della televisione, del fumetto e del mondo giovanile, passando da illustri studiosi e letterati ai Simpson e ai Peanuts di Charles Schultz.





E poi, volete mettere sentir parlare di rave party un Professore universitario di questo livello?  
   Impagabile, specialmente per chi, come me, ha finito da appena un paio d'anni l'università, e troppo spesso ha visto salire in cattedra insegnanti demotivati, ancorati al passato in maniera ostinata e testarda, senza tentare di comprendere e avvicinarsi alla realtà dei propri studenti e di un mondo in costante movimento ed evoluzione, positiva o negativa che sia.

lunedì 28 settembre 2015

#libri: Intervista a Carla Vistarini, autrice di Se ho paura prendimi per mano

David di Donatello 1995 per la miglior sceneggiatura del film Nemici d'infanzia, Premio I.D.I. (Istituto del Dramma Italiano) vinto nel 1987, sceneggiatrice televisiva (Quindici minuti con..., Stryx, Dueditutto, Io a modo mio con Gigi Proietti, solo per citarne alcuni), paroliera (Un'isola per Alice, Buonanotte Buonanotte per Mina, La nevicata del '56 per Mia Martini...), musicista, e ora anche scrittrice e romanziera.

Una carriera impressionante, quella di Carla Vistarini, romana classe 1948, una donna che, nonostante gli innumerevoli successi non si sente ancora “arrivata”, e per questo ha scelto di mettersi in gioco ancora una volta, penna alla mano, con un romanzo profondamente emotivo ed attuale, Se ho paura prendimi per mano (Corbaccio, 2015).

L'abbiamo incontrata in Alessandria, in occasione della prima edizione della Festa del Pensiero, e abbiamo parlato di attualità, letteratura, passioni condivise, in un clima gioviale e amichevole, come vecchi amici che si rincontrano dopo qualche anno.



Hai scritto alcune fra le canzoni più belle della storia della musica italiana, testi per programmi televisivi di grandissimo successo e commedie pluripremiate: cosa ti ha spinta ad affrontare la forma letteraria del romanzo?

Ho avuto una lunga carriera nel mondo dello spettacolo, fra musica, cinema, teatro e televisione, ne sono stata totalmente assorbita per buona parte della mia vita e, per lanciarmi in questa nuova avventura, ho dovuto rinunciare alla tv, il mezzo più globalizzante, per trovare il tempo di fermarmi e scrivere. 
   Ho scelto la forma del romanzo perché permette un contatto diretto con il pubblico dei lettori, nel corso delle mie esperienze c'è sempre stato un tramite, gli attori, i cantanti, non sono mai arrivata alla gente in prima persona. 
   Nella letteratura il contatto è a due, tra lo scrittore e il lettore, un rapporto intimo, e mi è servito per comprendere a fondo le mie vere capacità. In effetti, è stata una vera e propria scommessa con me stessa. 

Quali sono le differenze, dal punto di vista tecnico? 

Sicuramente la sceneggiatura si pone come uno strumento di lavoro, una sorta di vademecum per i tecnici, nata per far funzionare a dovere un programma o un film. 
   Il romanzo, invece, è un mezzo di comunicazione completo, non insegna nulla agli altri e non ha bisogno di spiegare se stesso, è la lettura che trasforma il libro grazie alla sensibilità personale e al vissuto del lettore stesso. 

E parlando del tuo, di romanzo, com'è nato? Il fatto che il protagonista sia un ex analista finanziario, caduto in miseria, è una rappresentazione “nero su bianco” della situazione economica del nostro Paese?

Sicuramente si tratta di un romanzo molto contemporaneo, urbano, che racconta storie profondamente umane, contestualizzate nella terribile crisi odierna. 
   Una storia realistica di vite difficili, sia quella dello Smilzo, il protagonista principale, che quella della bimba che lo accompagnerà nelle sue avventure/disavventure, che nonostante la tenera età ha già subito molti traumi e momenti difficili. 
   Sono entrambi soli, emarginati, ma scelgono di fondersi in un'unica identità per farsi coraggio a vicenda.

Vista la sua base realistica, c'è qualche fatto di cronaca o di attualità che ti ha ispirata particolarmente?

Nulla in particolare, ma sicuramente mi hanno molto colpita i fatti dei Parioli, che hanno riempito i telegiornali fino a qualche mese fa, e il fatto che ogni giorno decine e decine di persone, onesti cittadini contribuenti, perdono tutti i propri risparmi per averli affidati a personaggi privi di onestà e un briciolo di moralità. 
   Tutte situazioni che, senza allontanarmi troppo, tocco con mano anche sotto casa mia, dove avvengono spesso rapine a mano armata, attuate da delinquenti ma anche da persone disperate, distrutte dalla crisi. 

Il fatto di nascere come sceneggiatrice ti ha condizionata e/o aiutata nella stesura del tuo romanzo? 

Sicuramente il fatto di provenire da questo settore mi ha portata a costruire una narrazione dal ritmo veloce, avvincente, ho cercato di scrivere un libro simile alla vita, “ma con le scene noiose tagliate”, come ho ribadito in più di un'occasione durante la mia carriera. 
   Anche perché in un giallo, e di questo si tratta parlando di Se ho paura prendimi per mano, il ritmo è fondamentale. 

Il libro ci dona anche una riflessione sul senso della paternità e, più in generale, della genitorialità: cosa pensi al riguardo?

Quello fra i due protagonisti diventa, a tutti gli effetti, un rapporto di paternità, il lettore assiste alla nascita di un amore profondo, ancor più forte proprio perché ha origine dalla disperazione.    
   L'incontro è del tutto casuale, e per questo ancor più magico, il senso dell'essere padre, anche se non dal punto di vista biologico, viene esplicitato con dolcezza disarmante, e anche gli stessi personaggi ne rimangono stupefatti. 
   In questo sta la mia convinzione: genitori si nasce, quando si presenta la necessità l'istinto viene fuori. 
   L'amore è la catarsi, il riscatto del protagonista, in una società che lo ha abbandonato. 

Tu sei romana, e proprio nella Città Eterna è ambientato questo tuo romanzo d'esordio: com'è cambiata negli anni, quali metamorfosi ha subito? E soprattutto, in bene o in male?

Roma è cambiata molto, negli anni, è un coacervo di cose, caratterizzato da una presenza eccessiva della politica nella vita dei suoi cittadini, a Roma tutto è politica o Vaticano, strutture eccessivamente rigide. 
   Soprattutto coi morsi della crisi è difficile condurre una vita normale, conduciamo esistenze approssimative, c'è forte dinamismo ma anche troppa confusione. 
   Nel libro ho scelto di descrivere una Roma diversa, alternativa, nelle sue zone più recondite ma non per questo meno belle e interessanti, come ad esempio il quartiere dei Parioli, tutta la zona sotto i ponti della città, dove vive lo Smilzo, specialmente quello di Sant'Angelo, una realtà tutta da riscoprire. 
   Ciò che sconvolge del cambiamento di Roma è l'impercettibile senso di abbandono che la circonda ogni giorno un po' di più, rendendola fragile. 

Oltre ai due protagonisti, ci sono altri personaggi del tuo libro ai quali sei particolarmente affezionata?

Ce ne sono molti, ma voglio ricordare in particolar modo il prete, da sempre incerto dell'esistenza di Dio, che riesce a trasformare questa sua insicurezza in una risorsa inaspettata, il professore universitario che trascorre i suoi pomeriggi dialogando vivacemente con l'amato cane, che pare rispondergli, e ancora il poliziotto che si occupa delle indagini, sensibile e letterato, che ama Maigret. 
   Tutti personaggi splendidi nella loro umana imperfezione, che ci fanno capire che, per uscire dalla crisi, e non solo quella economica, è necessario ricoltivare le relazioni umane, fuggendo la sterilità nei rapporti interpersonali. 
   Anche il cattivo del romanzo, un ricco avvocato senza scrupoli, ha un suo perché, si tratta di un uomo consumato dalla brama di potere e dall'avidità, da un'ambizione sfrenata, metafora dei mali che affliggono la nostra società. 

Sei approdata al mestiere di scrittrice, ma in versione “lettrice” come sei? Cosa ami particolarmente? 

Sono da sempre una lettrice seriale, per questo ho scritto il mio libro pensandolo come un dono alle persone, non ha senso scrivere per se stessi. 
   Per quanto riguarda il mio sostrato culturale, ci sono autori che hanno influenzato la mia vita, come Orwell (soprattutto 1984), Borges, Sciascia, i grandi narratori della letteratura americana e francese, e sono anche riuscita nell'impresa di leggere per intero l'Ulisse di Joyce
   Amo profondamente, come potrai immaginare, anche la musica, in particolare il jazz e il blues, e il cinema, quello di Hitchcock, di Totò e Peppino, e ovviamente il grande Neorealismo italiano

Se ho paura prendimi per mano si presta molto bene ad una narrazione cinematografica, tra inseguimenti e peripezie di ogni genere: hai già pensato a un'eventuale trasposizione? 

Assolutamente sì, se il progetto andrà in porto potrete vedere lo Smilzo e la Nanetta anche sul grande schermo. 

Per concludere, parafrasando il titolo del volume: chi ha paura? 
   Il protagonista, che si ritrova di fronte alla miseria e ad una situazione che non riesce a fronteggiare, la piccola (forse la più serena, essendo la più inconsapevole) o il lettore stesso, trasportato in un racconto plausibile, in una storia che potrebbe essere tratta dalla cronaca nazionale?

Tutti hanno paura, a tutti manca qualcosa ma, alla fine del libro, capiranno che quel qualcosa che non hanno lo possono trovare nel sostegno e nell'affetto altrui. 
   Un messaggio di speranza, solidarietà, amicizia e amore, in ogni sua accezione. 



Carla Vistarini ha scelto di concludere l'intervista regalando al suo pubblico un piccolo, ma significativo aneddoto:
   Questo romanzo ha avuto da subito vita difficile, dopo averlo scritto ho contattato numerose case editrici nazionali ma non ho ricevuto alcun riscontro, né positivo né negativo. Scoraggiata, ho deciso di partecipare a un concorso letterario, “Io scrittore”, bandito da un gruppo di case editrici unite (Corbaccio, Longanesi, Guanda, Garzanti): ho caricato online il mio scritto, ho passato la prima fase di selezione e, alla fine, ho ricevuto la tanto attesa telefonata, che mi ha comunicato la vittoria. Una soddisfazione incredibile, una storia che vi racconto per dimostrarvi che non serve la fama per arrivare nella vita, ma la capacità e la voglia di mettersi in gioco, senza mai dare nulla per scontato.

"Questo articolo è apparso il 23/09/2015 sulla rivista online Paper Street. Per gentile concessione."
http://www.paperstreet.it/cs/leggi/intervista-carla-vistarini-se-non-ho-paura-prendimi-per-mano.html

giovedì 24 settembre 2015

#libri: Duccio Demetrio, quando l'autobiografia diventa "green"

Quando un accademico, filosofo, professore di Filosofia dell'educazione e di Teorie e pratiche della narrazione decide di scrivere un'autobiografia, il rischio che si tratti di un'opera riservata a pochi eletti è dietro l'angolo.
   Ma quando l'intellettuale in questione decide di offrire ai suoi lettori una Green Autobiography, un'autobiografia verde, ecologica ed econarrativa, allora tutto cambia, e l'eclettico Duccio Demetrio, perché di lui si tratta, riesce a regalare a chi lo ascolta un'esperienza interessante e coinvolgente, legando esperienze profondamente personali al concetto di natura e alle sue molteplici forme espressive.

Da anni promotore di innumerevoli ricerche nell'ambito dello sviluppo del pensiero interiore e autoanalitico, Duccio Demetrio è anche direttore scientifico della Libera università dell'Autobiografia di Anghiari (AR), da lui fondata nel 1998 con Saverio Tutino, e dell'"Accademia del silenzio".
 
Più che un'intervista, quella con Demetrio è stata un flusso incontrollabile di riflessioni, ricordi d'infanzia, emozioni condivise ed esperienze personali e collettive, unite da un filo conduttore decisamente green, termine così in voga ma dalle mille sfaccettature.



Ecco cosa ci ha raccontato nell'ambito della prima edizione della Festa del Pensiero di Alessandria, quest'anno dedicata al tema delle “Radici del Cielo”.

Come nasce la voglia di mettersi in gioco scrivendo qualcosa di così personale come un'autobiografia?

Mi sono sempre dedicato alla produzione di testi filosofici sulla condizione umana in età adulta, ma questa volta ho voluto rapportarmi con l'esperienza del racconto di sé, facendolo in prima persona, proprio io che, negli ultimi anni, mi sono dedicato alla produzione di autobiografie altrui. 
   In questo lavoro ho mantenuto intatto il mio interesse per la cultura del silenzio, quello della natura, in contrasto con la prepotenza dei suoni della contemporaneità, che ci impediscono di pensare e riflettere. 
   Custodire memorie personali e collettive diventa un compito fondamentale per tutti noi. 
   Inoltre, la scrittura autobiografica è molto più ricca rispetto al linguaggio orale, ci permette di concedere maggior spazio alla meditazione. 
   La scrittura è uno strumento di esplorazione potentissimo, non dimentichiamolo mai. 

Perché un libro dedicato, sostanzialmente, alla natura? Qual è la sua storia?

Ho scelto di iniziare questo mio libro con una serie di frammenti e brevi racconti personali, tratti da uno dei laboratori di riflessione che tengo in giro per il Paese, momenti di condivisione nati da una semplice domanda: “Cosa ricordi dei tuoi primi anni di vita?”.
   Proprio qui ho compreso che buona parte dei nostri antichi ricordi sono legati alla natura: per questo dobbiamo tornare ad “assaggiare la terra”, a dare la giusta importanza ai “ricordi di radice”, come amo chiamarli, flashback che corrispondono a delle immagini ben precise.

E per quanto riguarda il titolo, come giustifica la scelta della lingua inglese?

Non si tratta di un allineamento alla moda odierna, ma della scelta di due parole ben precise: innanzitutto “green”, un aggettivo e un modo di dire di portata planetaria, conosciuti da tutti, sinonimo di rispetto per la natura e dell'importanza della difesa del pianeta, l'unico fattore che permette un'alleanza collettiva, fra credenti e atei, senza pregiudizi né discriminazioni. 
   L'altro termine, “autobiography”, composto da tre parole di origine greca, in realtà è stato utilizzato soltanto a partire dalla fine del Settecento, un'epoca non casuale, quella del passaggio tra Illuminismo e Romanticismo, una parola energica, a metà tra risveglio della scienza e scoperta della soggettività e dell'individualità. 

In questa sua opera ha introdotto l'idea di “ecologia narrativa”, di che cosa si tratta?

Ho voluto attribuire a questa locuzione una legittimazione culturale, una ragion d’essere, attingendo al mondo dell’ecologismo e dell’ambientalismo nella sua peculiarità semantica, che deriva da saperi riconducibili alle tradizioni umanistiche della poesia, della letteratura, dell’arte e dell’estetica. 
   La natura ci guida nel racconto di noi stessi, interagisce con noi e ci condiziona, anche dal punto di vista prettamente narrativo. 

Visto che si tratta di un'autobiografia, ci racconta qualche aneddoto legata alla sua vita, magari alla sua infanzia?

Ho moltissimi ricordi della mia prima infanzia, in primis il mio sogno più grande di bambino curioso e legato alla natura, quello di diventare un ornitologo, mestiere che all'epoca si colorava di magica suggestione. 
   Poi ricordo i pomeriggi passati con mio zio a pescare sull'imponente fiume Po, l'orto di mio nonno, la bellezza dei campi coltivati e della natura in ogni sua forma, questo “vivente non umano” così forte e potente, che ha pari diritti e pari importanza rispetto all'essere umano, e che ci comunica un messaggio che noi dobbiamo cogliere con intento divulgativo e pedagogico. 
   Tutti abbiamo origini “green”, una passione innata che nasce dall'osservazione della natura nella sua piena bellezza, e le siamo legati indissolubilmente nel suo continuo ciclo di vita e morte. 

Un concetto ricorrente, oltre al legame uomo/natura, è quello della religiosità del mistero: come dobbiamo interpretarlo?

Nel libro mi approccio a questo concetto raccontando, neanche a dirlo, una mia esperienza del passato: quando avevo tre anni circa mio padre, per placare la mia continua sete di conoscenza, mi disse di osservare il cambiamento di una manciata di semi di lenticchia all'interno di un po' di bambagia: l'attesa durata alcuni giorni e, infine, la nascita dei primi germogli, assunsero all'epoca un'aura di magia, di rispetto religioso e sacro, al punto che credetti esistesse un dio delle lenticchie, e non soltanto di quelle, una sorta di politeismo infantile. 
   Tutto questo per sottolineare l'importanza di provare esperienze che non dipendono dall'uomo, ma da una grande energia vitale e naturale, la natura come fonte di stupore e meraviglia continue, l'importanza della trascendenza, dell'immanenza, del rapporto tra vita e materialità. 
   C'è una profonda religiosità in tutto questo, legata al concetto di cura e custodia di ciò che ci circonda e ci condiziona nella nostra esistenza. 

Green Autobiography alterna parti scorrevoli e discorsive ad altre più tecniche e affini alla forma del saggio e della divulgazione scientifica, com'è riuscito a renderla appetibile anche al lettore “non addetto ai lavori”?

In effetti è così, nel mio libro sono presenti anche aspetti di carattere più tecnico, legati alla tradizione della letteratura green, una letteratura di carattere mondiale sviluppata soprattutto negli Stati Uniti e nei Paesi anglofoni, che si sofferma su aspetti della vita naturale di flora e fauna, e nasce dal desiderio di scrivere e poetare su tutto ciò che è legato alla natura. 
   Di certo non una novità, se pensiamo ad autori della storia della nostra letteratura quali Pascoli, Leopardi e, andando ancor più a ritroso nel tempo, Virgilio
   Purtroppo nel mondo scolastico questi riferimenti vengono spesso trascurati, ma è necessario trasmettere anche ai più giovani l'amore per la filosofia e la cultura della natura e della terra, assistiamo troppo spesso alla dilagante carenza di proposte, pensiero e sensibilità umana. 

L'incontro si conclude con un invito, rivolto a tutti i presenti: non abbiate timore né vergogna di raccontare i vostri ricordi “green”, e fatelo con i vostri bambini, che rischiano di crescere in un mondo plastificato, inodore, estremamente arido.

"Questo articolo è apparso il 22/09/2015 sulla rivista online Paper Street. Per gentile concessione."
http://www.paperstreet.it/cs/leggi/intervista-duccio-demetrio-festa-del-pensiero-alessandria-green-autobiography.html

mercoledì 23 settembre 2015

#EventiCulturali: LG Argomenti compie 50 anni, una due giorni di eventi per festeggiare: ecco il programma


Oggi voglio parlarvi di un'iniziativa decisamente interessante che si terrà nella Superba, la splendida città di Genova, un momento di cultura, informazione e divertimento assolutamente da non perdere.
   Infatti, i prossimi 25 e 26 settembre, presso gli spazi della Biblioteca Internazionale per Ragazzi Edmondo De Amicis, si terranno i festeggiamenti in onore dei 50 anni della rivista di letteratura giovanile LG Argomenti.
   E quale modo migliore di celebrare questa importante ricorrenza se non con una ricca serie di incontri, dibattiti, workshop e laboratori dedicati alla letteratura e all’editoria per l’infanzia in relazione agli sviluppi digitali, un focus sulle nuove tecnologie a scuola rivolto a un pubblico di insegnanti, bibliotecari, educatori, ragazzi e non solo.

Per quanto riguarda il programma, prendete subito carta e penna: si parte venerdì pomeriggio, alle ore 16.30, con "La letteratura per l’infanzia oggi. Tecniche di resistenza alla crisi e sviluppi digitali", incontro moderato dalla giornalista Barbara Sgarzi, con la partecipazione di Francesco
Langella (LG Argomenti), Anselmo Roveda (Andersen), Elisa Salamini (Mamamò), Maria Cecilia Averame (Quintadicopertina).
   A seguire, alle ore 18, ci sarà l'incontro "Il digitale non fa male. Tecnologie a scuola a supporto della didattica": durante l'evento esempi di utilizzo di didattica digitale nella scuola secondaria inferiore e superiore verranno mostrati da Daniela Pietrapiana (Scuola Don Milani Genova), Chiara Cipolla (Scuola Don Milani di Genova) e Nicoletta Frameschi, insegnante di Scuola Primaria. Coordina l'incontro Raffaele Mastrolonardo. 

Si prosegue sabato mattina con due laboratori dedicati agli alunni della scuola primaria e secondaria
inferiore. Il primo, Scribbling Machines, tenuto dalla Scuola di Robotica di Genova, vedrà la
costruzione di piccoli robot mobili utilizzando materiali di recupero e componenti elettrici semplici. Il secondo, organizzato da Quintadicopertina, guiderà i ragazzi nell'elaborazione di una storia
attraverso le "31 funzioni di Propp... e il digitale".

Sabato pomeriggio, infine, si terrà la prima edizione genovese del Digital Readers Camp, esperienza
realizzata grazie alla disponibilità della Biblioteca per Ragazzi di Rozzano.
   Un momento d'incontro e confronto fra sviluppatori, editori, bibliotecari, insegnanti, genitori e curiosi che desiderano approfondire i libri e le letture per ragazzi ai tempi del web 2.0.
   Saranno presenti Martina Russo (Andersen), Caterina Ramonda (Biblioragazzi), Enrico Alletto (Genova Digitale), Elisa Salamini (Mamamò) e la Scuola di Robotica.

La partecipazione agli incontri è libera, ma è consigliabile effettuare la preregistrazione tramite il sito dell'evento per assicurarsi un posto "in prima fila".
   I laboratori per bambini, fra gli otto e i tredici anni, sono a numero chiuso (12 bambini per sessione, due sessioni per ogni laboratorio).
Per maggiori informazioni vi rimando al sito http://www.lgargomenti.it/lg50-cinquantanni-di-letteratura-giovanile/




   
E mi raccomando, non mancate!

martedì 22 settembre 2015

#attualità: Cara Miss ti scrivo...

"Sotto il vestito niente", recitava un film di immane valore culturale di Carlo Vanzina nel lontano 1985, un titolo che, oggi, potrebbe diventare "Sotto la corona niente", e che calza a pennello alla nostra splendida Alice Sabatini, da ieri la più bella d'Italia, cestista, modella, ma soprattutto un pozzo di scienza.




Per carità, finché ha dovuto sfilare in lungo e in largo con il suo costumino, ha fatto la sua porca figura, non c'è che dire, ma galeotto fu il passaggio di microfono davanti alla sua soave bocca; alla domanda "In quale epoca ti sarebbe piaciuto vivere?", un quesito tranquillo, niente affatto insidioso, probabilmente avrebbe risposto senza difficoltà anche un bimbo di 6/7 anni, tirando magari fuori l'era dei dinosauri o quella dei valorosi cavalieri medievali, lei no, ha voluto strafare: "1942, per poter vedere la seconda guerra mondiale dal vivo, tanto il militare non l’avrei fatto perché sono donna".
   Il gelo e, subito dopo, la tempesta, quella sui social, e non solo.
Sì, perché la celebrità si paga, cara Ali, e cara, i social network non perdonano, la televisione e la stampa tanto meno, e men che meno il popolo dei giovani laureati scoglionati (del quale faccio fieramente parte) che, pur essendosi fatti un mazzo tanto, probabilmente ci metteranno 4 anni a guadagnare ciò che tu riuscirai a racimolare in 4 giorni.

La nostra eroina televisiva ha poi tentato di aggiustare goffamente il tiro affermando: "La mia bisnonna c'era e mi racconta spesso di quei tempi. Avrei voluto esserci per capire che cosa si provava. Oggi sembra tutto così scontato..."
   Se se vabbé, siamo tutti capaci a fare gli pseudo-intellettuali a scoppio ritardato.

Ma a me piacerebbe tanto dire una cosa, alla nostra cara Alice: sei sicura che ti sarebbe piaciuto così tanto vivere durante la Seconda Guerra Mondiale? Io non so cosa ti abbia raccontato tua nonna (e se hai preso da lei, non oso immaginarlo...), ma quel poco che mi hanno raccontato i miei, di nonni, a me non è piaciuto per niente, anzi: mi ha fatto ringraziare quel Signore in cui, a ben pensarci, non credo mica tanto, per esser nata quando la guerra era ormai un lontano ricordo.

Perché è vero che, essendo donne, non avremmo partecipato alla guerra, ma ti credi che le nostre nonne e bisnonne se la passassero tanto bene, a casa, cara Alice? A casa, magari con 10 figli da accudire, a fare il lavoro che, prima di partire per il fronte, facevano gli uomini, a spezzarsi la schiena nei campi, a prendere di peso i propri bimbi e a trascinarli via al riparo quando suonava quella maledetta sirena che annunciava i raid aerei, a pregare che il proprio uomo tornasse, se non intero, che sarebbe stato forse chiedere troppa grazia, perlomeno che tornasse, vivo.
   A vivere nell'angoscia, sperando che tutto questo un giorno sarebbe finito, anche quando la speranza diventava qualcosa di effimero ed evanescente.

Pensa, cara Alice, che la mia bisnonna, una donna forte, tosta, che ha cresciuto mia nonna da sola, rimasta vedova giovane, dopo 60 anni dalla fine della guerra, quando sentiva un temporale troppo intenso, o anche solo i fuochi d'artificio, si spaventava, se ne stava chiusa in casa, perché il ricordo dell'orrore di quei giorni era troppo doloroso, ancora troppo vivo nelle persone della sua età, segnate da un trauma che credo fosse impossibile da superare.

Per questo non riesco proprio a giustificare la stupidità della tua affermazione, la leggerezza con la quale l'hai sbattuta in faccia ad una platea attonita, i tuoi 18 anni non bastano a fornirti un alibi, una scusa.
   La legge non ammette ignoranza, nemmeno la legge del web, ricordalo sempre durante la tua futura, sfolgorante carriera nel mondo dello spettacolo.

Ho anche pensato potesse essere una trovata pubblicitaria per fare scalpore, per ridare smalto ad una competizione che ormai l'ha perso del tutto, ma se così fosse, la cosa mi farebbe ancor più schifo: se la nostra miss ha accettato un simile compromesso, cercando la fama ad ogni costo, anche facendo la figura dell'idiota, allora è ancor peggio del previsto, mi rifiuto di crederlo, dai.




Ma forse, in fondo, quella sbagliata sono io, io come migliaia di altre ragazze, che crediamo ancora nel valore della cultura, che cerchiamo di fare qualcosa che vada oltre, che studiamo, guadagniamo una miseria in nome della nostra ambizione di sapere e conoscenza, siamo noi le cretine, in questo mondo che premia soltanto l'ignoranza, la sfacciataggine, un sedere al vento, un'occhiata ammiccante alla persona giusta.

Te lo dico io quale sarebbe la mia epoca perfetta, cara Alice: un ipotetico e forse utopico futuro, quando quelle come te andranno a pulire i cessi in stazione (con tutto il rispetto per chi tira avanti facendo questo mestiere) e quelle come me riusciranno a dimostrare che il mondo ha più bisogno di cervelli funzionanti che di chiappe sode e stacchi di cosce da un metro e venti.

E nel frattempo, un piccolo consiglio per te: torna a casa da tua nonna e fatti spiegare un po' meglio com'era la guerra, che mi sa che non hai capito una cippa, oppure chiedi a un libraio (non mordono, tranquilla) di consigliarti un libro sulla Seconda Guerra Mondiale, sulle storie della Resistenza e dei Partigiani, sulla vita delle nostre donne nelle campagne a quell'epoca, va bene tutto, un saggio della Arendt (no, quello no, non lo capiresti bella stella), un documentario di Piero Angela, il testo di Bella Ciao (no, non è dedicato a te il titolo della canzone, mi spiace...), un libro di storia delle medie, ma leggi, diamine, e la prossima volta pensa, prima di dare aria ai denti.

lunedì 21 settembre 2015

#libri: Intervista a Daria Colombo, autrice del romanzo "Alla nostra età, con la nostra bellezza"

Un libro sulle donne per le donne, un messaggio di solidarietà che ci invita a farci forza l'un l'altra, a unirci per raggiungere obiettivi comuni, perché l'amicizia femminile è un dono raro, da non lasciarsi sfuggire. 
   Questo il richiamo che traspare dal libro, ma soprattutto dalle parole di Daria Colombo, scrittrice e giornalista politicamente e socialmente impegnata, una donna forte che parla al cuore del suo interlocutore senza mezze misure, con spontaneità e una semplicità disarmanti. 

Compagna di vita di Roberto Vecchioni, ha saputo svincolarsi dalla semplicistica immagine di “moglie di” e trovare il proprio spazio nel panorama culturale italiano, con la pubblicazione di due romanzi di successo, Meglio dirselo (Rizzoli, 2010) e Alla nostra età, con la nostra bellezza (Rizzoli, 2015), e in quello politico con la nascita del Movimento dei Girotondi. 

Durante l'intervista in occasione della presentazione del suo libro, nel contesto della prima edizione della Festa del Pensiero di Alessandria, si è parlato di donne, femminismo 2.0, politica, cultura e molto altro. 




Com'è nata l'idea di scrivere questo libro, dalla trama decisamente realistica, una storia di donne che, contando sul sostegno reciproco, riescono ad affrontare con il sorriso sulle labbra le tante difficoltà della vita? C'è qualche elemento autobiografico, o magari anche tu hai avuto il dono di un'amicizia al femminile così salda e radicata nel tempo? 
   
Ho scritto questo libro perché volevo raccontare una storia sulla forza delle donne, il racconto di un'amicizia vera, un legame indissolubile seguito per quindici anni ma che prosegue anche oltre la narrazione. 
   Lo spunto è sicuramente autobiografico, non nei fatti narrati quanto nell'idea che ha dato vita a quest'opera: infatti, nei ringraziamenti, ho dedicato questo mio secondo libro a una donna, Annalisa, un'amica conosciuta ai tempi dell'Università, a Padova, una donna molto più grande di me, sposata e madre di tre figli, che ha avuto un ruolo particolarmente importante nella mia vita. 
   Una cosiddetta “studentessa di ritorno”, che ha saputo dimostrarmi, una volta di più, quanto l'amicizia sia fondamentale nelle nostre vite, e quanto l'età anagrafica non conti minimamente, e al contrario possa arricchirci con esperienze condivise. 

Il libro ci dona un messaggio positivo e ci spiega come, anche quando si trova in difficoltà, l'essere umano rimanga sempre e comunque legato a valori fondamentali come l'amicizia e la complicità femminile. Nutri ancora fiducia in questo nostro genere umano, così fragile e forte al tempo stesso? 
   
Ogni tanto vacillo anch'io, ascoltando i telegiornali e leggendo i giornali, specialmente alla luce delle ultime stragi di migranti, delle foto di bambini annegati ancor prima di aver vissuto una vita dignitosa che potesse risarcirli di ciò che hanno patito ingiustamente. 
   Tuttavia il mio ottimismo di base rimane, e mi riconosco appieno in una frase contenuta proprio in "Alla nostra età, con la nostra bellezza": “C'è sempre una donna che offre una tazza di tè e tiene sulle spalle il destino del mondo”, ovvero c'è sempre qualcuno pronto a sostenerci, e dobbiamo farlo vicendevolmente. 
   Io non smetterò mai di ringraziare le mie amiche, che anche nei momenti drammatici della mia vita hanno dimostrato che la solidarietà femminile, anche quando è silenziosa e non viene urlata o sbandierata, esiste. 

Visto che si parla di donne, dimmi, ma tu ti senti un po' femminista? Pensi che questo termine abbia ancora ragione d'essere nel 2015? 
   
Non credo nel femminismo in senso lato perché uomini e donne sono troppo differenti tra loro, sono due mondi che devono trovare un punto d'incontro, ma sempre senza snaturarsi.
   Le donne devono avere le stesse possibilità di cui gode il mondo maschile, senza rinunciare alla propria diversità e alla propria femminilità. 
   In Italia questo è un traguardo ancora lontano, e la crisi di certo non aiuta: nei momenti di difficoltà economiche, nella stragrande maggioranza dei casi è la donna a rinunciare al proprio lavoro e alle proprie ambizioni in favore dell'occupazione del proprio compagno, e questo non è giusto. 

A tal proposito, trovi che nella società e nella politica odierna le donne abbiano uno spazio e una libertà adeguate? Hai da sempre dimostrato un forte interesse verso il mondo della politica, l'hai mantenuto inalterato nonostante il caos partitico nel quale stiamo annegando? 
   
Abbiamo ancora molta strada da percorrere e, nonostante le quotidiane bagarre, gli insulti ai quali assistiamo in talk show e programmi tv e tutto il penoso contorno mediatico, io credo ancora nella politica. 
   Come è stato sottolineato ironicamente in più di un'intervista, sono cresciuta in una famiglia dove, dopo l'omicidio, il delitto peggiore che si potesse commettere era non andare a votare.
   La politica la considero un valore profondo, quello che regola la civile convivenza tra i cittadini, per questo imprescindibile dalla nostra esistenza. 
   La mia vita, e la mia produzione narrativa, seguono due linee direttrici: il sentimento, che muove i legami con le persone care e amate, e il filone politico, quello che determina i rapporti con gli altri, coloro che non conosciamo ancora. 
   Infatti ho scelto di ambientare il mio romanzo in un periodo storico ben preciso, gli anni dal 1992 al 2007, ovvero dallo scandalo di “Mani Pulite” alla nascita del Partito Democratico, due momenti salienti nella nostra storia, positivi o negativi che siano. 

Una domanda estremamente soggettiva: qual è, secondo te, la vera forza delle donne? 
   Oggi ci sentiamo quasi costrette ad essere multitasking, un termine ormai imprescindibile, specialmente per i mass media, ma è davvero così? 
   Abbiamo perso il diritto di “essere stanche”, nascoste dietro una maschera da Wonder Woman che ci è stata cucita addosso, magari involontariamente? 

Sono assolutamente d'accordo con questa considerazione, troppo spesso ci sentiamo in trappola, oppresse da una mole eccessiva di responsabilità, ma l'errore è nostro, che non ci sentiamo mai all'altezza. 
   Dobbiamo imparare a rieducarci, e a insegnare alle nostre figlie a volersi bene, a essere multitasking, per usare questo termine, ma senza esagerare. 

Hai scelto di ambientare questo tuo romanzo a Milano: com'è cambiata negli anni questa città, quali metamorfosi ha subito? E soprattutto, in bene o in male?

Milano nel corso degli anni è cambiata moltissimo, ha saputo rinnovarsi soprattutto dal punto di vista culturale, ha conquistato una dimensione europea se non mondiale, e non ha nulla da invidiare alle grandi capitali estere. 
   Potrà sembrare azzardato, ma secondo me sta vivendo una sorta di secondo Rinascimento, di cui sono estremamente felice. 
   L'esempio più eclatante è sicuramente l'Expo 2015, un grande successo nonostante le numerose critiche, e una scommessa da vincere: cosa succederà dopo, che ne sarà dell'area espositiva dopo il 31 ottobre? 

Per scrivere Alla nostra età, con la nostra bellezza ti sei ispirata all'opera di qualche scrittore celebre, o magari a qualche libro che ami in particolar modo?

Nessuno in particolare, amo tutta la letteratura, italiana e straniera, dalla Mazzantini a Poe, da Pino Roveredo ai grandi classici del passato. 
   Credo di avere uno stile molto personale, mi piacciono le descrizioni semplici e immediate, in grado di arrivare subito al lettore, tralasciando il lirismo eccessivo che potrebbe privarmi della mia spontaneità, anche sulla carta stampata. 

Un'ultima domanda, che ti avranno già fatto mille volte, ma da cui non puoi sottrarti: hai un marito dal nome decisamente impegnativo, ti ha sostenuta durante la stesura del libro? Ha contribuito attivamente alla sua realizzazione, oppure ti soltanto fornito un sostegno affettivo? 

(ride) Nella stesura del mio primo romanzo non era intervenuto assolutamente, gli avevo permesso di leggerlo solamente una volta completato, ma stavolta è stato diverso, mi ha sostenuta psicologicamente durante l'intero lavoro, che è stato sicuramente più difficile: quando il primo libro ha successo le aspettative si alzano, e occorre impegnarsi al massimo per non deludere i lettori e, in primis, se stessi. 



Ecco come possiamo riassumere questa chiacchierata, e il messaggio di Alla nostra età, con la nostra bellezza: che questa ricercata bellezza sta nelle cose semplici, nella forza della normalità, nelle piccole gioie e negli altrettanto piccoli drammi del vissuto quotidiano; che l'età, soprattutto nell'amicizia al femminile, è qualcosa di totalmente irrilevante; che la parola “amicizia” è il contrario di “solitudine”; che le nuove generazioni hanno subito una profonda delusione politica, ma non per questo devono darsi per vinte; e infine, che la bellezza non è quella esteriore, superficiale ed effimera, ma quella che nasce dall'esperienza, quella che non ha età, insita in ogni donna, che aspetta soltanto di venire fuori.

"Questo articolo è apparso il 18/09/2015 sulla rivista online Paper Street. Per gentile concessione."
http://www.paperstreet.it/cs/leggi/paper-street-intervista-daria-colombo.html

venerdì 18 settembre 2015

#musica: Mango, un poeta dei giorni nostri...

Oggi voglio parlarvi di musica, non lo faccio spesso anche perché la scena musicale contemporanea, perlopiù, mi schifa un po', per questo non sono mai troppo aggiornata e rischio di andare a rivangare cose di vent'anni fa almeno.
   Ma oggi, forse guardando i soliti talent tipo X Factor, ascoltando vecchi CD e riflettendo sul motivo del successo planetario di "artisti" di dubbio gusto piuttosto che di altri, mi è venuta voglia di dire due parole su un cantante che non c'è più, o meglio su un poeta che non c'è più e che, quando se n'è andato, accasciandosi sul palco, ha fatto un po' di scalpore sul momento, ma niente di più.




Sto parlando di Mango, all'anagrafe Giuseppe Mango, un cantautore sensibile, dotato di una tecnica vocale assolutamente unica, e credo il musicista più bistrattato e sottovalutato della storia della musica italiana.
   Se mi azzardo a dire a qualche coetaneo (di quelli più giovani non parlo nemmeno, fatica sprecata) quanto io abbia amato questo artista, ricevo occhiate basite, sguardi sconvolti, frasi sbigottite della serie "Ma come, io credevo ascoltassi musica rock o simili, non questa roba da vecchi/donnette sentimentali/sfigati/e chi più ne ha più ne metta!".
   Ma come si può generalizzare così?! Ok, può non piacere il genere, l'uso del falsetto che sicuramente è molto personale e non semplice da attualizzare, ma almeno sui testi, nulla mi si può dire.

Sono convinta che chiunque abbia un minimo di sensibilità e sappia andare oltre la melodia, sondando le parole che compongono i testi delle canzoni, non possa non amare certi brani, certe frasi, di una spontaneità e di un lirismo che non hanno nulla da invidiare ai grandi poeti della storia della letteratura.
   Un uomo prima che un personaggio, sempre educato e semplice, umile, uno che è sempre stato in disparte, poco avvezzo alla vita mondana sotto i riflettori, e che proprio per questo ha vissuto in disparte, senza ottenere il giusto riconoscimento.

Questa riflessione scaturisce da un moto di fastidio che ho provato, e che provo quotidianamente, osservando che, al giorno d'oggi, vanno avanti solo i cafoni, gente sfacciata dalle dubbie qualità canore, rapper a dir poco penosi che alternano il turpiloquio all'omicidio quotidiano del congiuntivo e della lingua italiana.
   Bellocci, tamarri fino al midollo, Dio ce ne scampi.

Una prova di ciò che sto dicendo? La morte di Mango, avvenuta sotto i riflettori pur di non interrompere la sua performance, l'atto estremo di un cantante che non voleva deludere il suo pubblico, che credeva di farcela.
   E i media che hanno fatto?
Dopo aver speculato in tutti i modi sul video che ha girato per mesi in rete, una morte in diretta che, se vivessimo in una società di gente civile o perlomeno con un briciolo di cuore e intelligenza, sarebbe stato immediatamente rimosso, l'hanno lasciato nel più totale oblio, dimenticato dopo appena una decina di giorni, in favore delle chiappe di Belen o dell'ultimo moroso di una starlette di infimo ordine.

Grandi onori per la scomparsa, praticamente nello stesso momento, di Pino Daniele (per carità, assolutamente meritati, non fraintendetemi), totale indifferenza per quella di Mango.
   Eppure i suoi meriti sono stati numerosi: infatti, oltre alla carriera di cantante, Mango ha scritto brani per diversi artisti tra cui Patty Pravo, Andrea Bocelli, Loretta Goggi, Mietta e Loredana Berté, alcuni dei quali in collaborazione con il fratello Armando.
   Le sue canzoni sono state anche interpretate da artisti italiani e internazionali come Mina, Mia Martini, Leo Sayer, Hélène Ségara e Eleutheria Arvanitakī, un artista che, nell'arco della sua carriera, ha venduto oltre 5 milioni di dischi in tutto il mondo, e qui è finito ben presto nel dimenticatoio.



Ma ditemi voi, come si può criticare, svalutare, dimenticare uno che ha scritto frasi come:

Se con un t'amo detto mai
ti sto perdendo e t'amo ancora,
l'assenza è segno di realtà,
quotidiano il silenzio sale e mi sa di vuoto
e tu
che accarezzi il mio domani
spezzami
quando sai che è tutto normale.
Se con un t'amo io ti amai,
se affianco a te mi son fermato,
io fossi in te ci penserei
a coprire così
ogni angolo in cui t'ho amato 

Non moriremo mai, 

il senso è tutto qui, 
mi piace quest'idea 
di eternità... non verità 
E... ho voglia di abbracciarti 
quando sei 
appesa ai miei tramonti 
e voli via... 
mia pace, mia inquietudine, 
mia intensità sottile


Siedi qui e getta lo sguardo giù tra gli ulivi l'acqua è scura quasi blu e lassù vola un falco lassù sembra guardi noi fermi così grandi come mai guarda là quella nuvola che va vola già dentro nell'eternità 

Io con te, io con te
nelle cose che fai,
mentre ascolti un temporale,
nelle notti stupide,
toccami coi sensi tuoi,
come un'abitudine
oh… come un'abitudine 

Io nascerò dove ti ho lasciato nascerò non avrò paura più del tuo maestrale non voglio più affondare io nascerò per me solo ancora nascerò nessun vento mi potrà più fare male ormai affronto il mare… affronto il mare… 


Sarò sentimentale, ma ogni volta che ascolto queste parole mi emoziono profondamente, sono lo specchio dell'anima di una persona che, pur non avendo mai conosciuto, ho apprezzato e stimato profondamente, per la sua capacità di andare controcorrente, di mantenersi integro, di esprimere pensieri intimi e personali senza falsi pudori, come dovrebbe sempre essere.

giovedì 17 settembre 2015

#libri: Daria Bignardi, Non vi lascerò orfani


Devo ammettere che, stupidamente, nutrivo qualche pregiudizio nei confronti di Daria Bignardi, per questo ho atteso tanto prima di leggere un suo libro (che poi sono diventati due, divorati nel giro di una decina di giorni scarsi): sarà per questa sua apparente freddezza, per il distacco che assume specialmente sul piccolo schermo, l'ironia un po' pungente che spesso l'ho sentita usare, tutti elementi che me l'avevano resa poco simpatica.

   Ma, dopo aver letto qualche pagina di "Non vi lascerò orfani", mi sono dovuta immediatamente ricredere: un'autobiografia semplice e schietta, che alterna momenti esilaranti ad altri che emozionano e commuovono profondamente, e che spingono ad una riflessione sui rapporti familiari e sui sentimenti che troppo spesso celiamo.


Anche lo stile narrativo rispecchia la semplicità di questa autrice: molti stilemi e modi di dire presi direttamente dal parlato, termini dialettali che conferiscono ulteriore autenticità alla narrazione, frasi dal costrutto breve e diretto, assolutamente incisivo, quasi un dialogo tra scrittrice e lettore.


Il rimorso di non esser stata presente allo spirare della madre tanto amata, il ricordo delle cene in famiglia, le emozioni nel raccontare episodi di vita quotidiana apparentemente banali, ma che banali non sono mai, tutti fattori incredibilmente umani, narrati senza sovrastrutture né inutili voli pindarici, ma come farebbe una figlia innamorata della propria famiglia.

L'intero libro ruota attorno ad una figura principale, forte e contraddittoria al tempo stesso, la madre di Daria, con la quale coltiva un rapporto indissolubile e spesso conflittuale, un incontro/scontro tra due donne toste, un legame denso di amore e litigate epiche, come accade un po' a tutti noi.

Altra figura portante è quella del padre, un uomo galante e fascinoso, che tuttavia viene quasi "inglobato" dalla presenza predominante di una donna, una "matrona" che guida la sua famiglia come il capitano di una nave in mezzo alla tempesta.
   La Bignardi si sofferma particolarmente sul legame fra i suoi genitori, raccontandolo al lettore a partire dal primo incontro, in tempi di guerra, sotto i bombardamenti, quando esplose una passione travolgente che durò fino alla morte prematura del padre dell'autrice.
   Un racconto corale che comprende un'infinita di altri personaggi minori nel libro ma non nella vita della scrittrice, dalla sorella Donatella, complice e migliore amica di Daria, al gatto Micione, "quasi un fratello", nel fermo immagine di lui sdraiato sul televisore con la coda a coprire lo schermo, e ancora i figli, da proteggere, custodire ma anche lasciare liberi di sbagliare e affrontare la vita a modo proprio, e un marito adorato, i nonni repubblicani e i parenti fascisti, i luoghi magici di una Ferrara senza tempo, un contesto emiliano che diventa dolcissimo luogo della memoria, soprattutto dopo il trasferimento di Daria nella caotica e frenetica Milano.


Tutti cammeo, frammenti di memoria che riconducono ad un unico filo conduttore, il rapporto difficile ed eterno tra una madre e una figlia che diventa paradigma universale di tutte le donne, due figure femminili che apparentemente hanno lasciato qualcosa in sospeso fra loro, incomprensioni mai svelate ma che, invece, si sono amate di un amore che solo chi è stata figlia e madre allo stesso tempo può capire.

Una madre ingenua, che ha sempre diviso il mondo in buoni d'animo ed egoisti, e una figlia che sembra avere rimpianti per non aver detto o fatto quel qualcosa che rimane sempre in sospeso quando un genitore se ne va, una figlia che non poteva stare un giorno senza sentirla al telefono, una figlia che ha avuto un solo, grande rimpianto, quello di non aver salutato per l'ultima volta il suo punto di riferimento: “L’ho mancata per mezz’ora, dopo che per tutta la vita non l’avevo lasciata mai”.

"Non vi lascerò orfani" è un libro che parla sostanzialmente della morte, ma lo fa con una dolcezza che la rende più umana e sopportabile, una morte che è il giusto compimento di una vita intensa, amata, sofferta, vissuta fino all'ultimo istante.

mercoledì 16 settembre 2015

#cultura: Festa del Pensiero di Alessandria. Ovvero: "Chi l'ha detto che si può portare la Cultura solo nelle grandi città?"

Oggi voglio parlarvi di un'iniziativa importante per la mia zona, una rassegna culturale di ampio respiro che convoglierà esperti di arte, letteratura, psicologia, filosofia e tutto ciò che concerne la Cultura, quella con la C maiuscola, in generale. 
   Sto parlando della prima edizione della Festa del Pensiero di Alessandria, un grande evento che potrebbe finalmente dare una scossa al torpore che avvolge la città di Alessandria e più in generale questa provincia, troppo spesso sottovalutata. 



Mancano ormai poche ore al taglio del nastro della Festa del Pensiero, che vedrà decine e decine di eventi culturali di ogni sorta uniti da un tema comune, che quest'anno sarà “Le radici del cielo”.
   Proprio il cielo, il luogo prediletto dalla filosofia, che affonda comunque le sue radici nel concreto, tra la gente per la strada, tra riflessioni individuali e collettive che toccano svariati argomenti, dall'arte alla letteratura, dall'economia all'alimentazione (considerando anche che questo è l'anno di Expo Milano 2015, quale miglior richiamo?) e molto altro.

La figura principale, l'energico organizzatore della Festa del Pensiero è il professor Michele Maranzana, docente di Filosofia e Scienze Umane presso l'Istituto di Istruzione Superiore “Saluzzo-Plana” di Alessandria, aiutato dall'associazione culturale “Fili. Laboratorio filosofico permanente”, dall'amministrazione comunale di Alessandria e, tra gli altri, dal Dirigente Scolastico del Saluzzo-Plana, Roberto Grenna.

Il punto di forza della Festa del Pensiero è sicuramente la trasversalità dell'evento, un segno di modernità forte in una città abituata a “sonnecchiare” e ripiegarsi su se stessa da troppo tempo.         
   Diverse tematiche e soprattutto diversi luoghi della città, un connubio perfetto atto anche a far rivivere il centro urbano e i suoi angoli più suggestivi, coinvolgendo i passanti, poiché la cultura non deve rimanere relegata dentro i luoghi canonici del sapere, ma uscire per le strade, tra la gente, rispettando il suo intento originale.

D'altronde, “Se Socrate fosse vivo ai giorni nostri, probabilmente lo incontreremmo all'Esselunga”, così ha dichiarato scherzosamente Maranzana in proposito, distruggendo in un solo, abile colpo l'aura di inarrivabilità che circonda talvolta questa disciplina.

La partecipazione di gruppi di ragazzi dell'Istituto Saluzzo-Plana dimostra la grandissima importanza attribuita al mondo della scuola, la volontà di coinvolgere i più giovani e permettere loro di pensare, riflettere ed esprimere idee nella più totale e costruttiva libertà.
   Una manifestazione che nasce per le persone attraverso le persone, una presa di posizione forte e decisa che proviene da un gruppo appassionato, e che intratterrà anche i più piccini, grazie ad innovativi laboratori di “philosophy for children”.
Una grande festa che animerà le vie di Alessandria dal 16 al 20 settembre 2015, al grido simbolico di “Ti fermi a pensare con me?”.

Facebook: Festa del Pensiero
Twitter: @fili_lab


Vi allego anche il ricco programma dell'evento cosicché possiate prendere parte alle iniziative che più v'intrigano, ma prima una piccola legenda per comprendere la suddivisione in nove ambiti che coincidono con altrettanti percorsi, variamente intrecciati tra loro e caratterizzati da un colore:

  • Giallo: il pensiero in scena (spettacoli teatrali)
  • Rosso: il gusto del pensiero (eventi enogastronomici)
  • Blu: sguardi del pensiero (mostre e installazioni)
  • Nero: le ombre del pensiero (cinema)
  • Verde: la scuola del pensiero (educazione al pensiero, mostre, atelier, workshop)
  • Arancione: il suono del pensiero (spettacoli musicali)
  • Marrone: la terra del pensiero (eventi dedicati alla natura, passeggiate botaniche, incontri con autori ed esperti di tematiche verdi)

Prequel
Mercoledì 16 settembre

20.30 Ristorante Il Grappolo, via Casale, 28 – percorso ARANCIONE
Cena jazz
Performance musicale dei Billie Holiday Project in collaborazione con Alessandria Jazz Club. (35€, su prenotazione, tel. 0131253217)

21.00 Libreria Fissore (cortile di via Savonarola) – percorso BIANCO
Alla nostra età, con la nostra bellezza
Presentazione del libro di Daria Colombo, art director e giornalista. Moderano Barbara Rossi (Associazione Voce della Luna) e Mimma Caligaris de Il Piccolo. Interviene l’autrice. Letture di Loretta Ortolani

Giovedì 17 settembre

10/13 Cinema Teatro Alessandrino, via Verdi 12
Apertura della Festa: Le radici del pensiero e il pensiero delle radici 

Apertura del percorso nero: Le ombre del pensiero
Le radici del cinema. Conoscere tra terra e cielo 
Evento aperto agli studenti di tutte le scuole superiori
Conversazione tra Francesca Brignoli, studiosa di cinema, e Roberto Lasagna, Presidente del Circolo Adelio Ferrero. Modera Barbara Rossi. A seguire Francesca Brignoli introduce la proiezione di Galileo di Liliana Cavani. A cura di Associazione La Voce della Luna, in collaborazione con il Circolo Adelio Ferrero

14.45/18.30 Istituto d’Istruzione Superiore Saluzzo-Plana, via Faà di Bruno 85
Apertura del percorso verde: La scuola del pensiero
Corso/Convegno Philosophy for... bambini, adolescenti e comunità nella pratica filosofica
Antonio Cosentino, fondatore del CRIF (Centro di Ricerca sull’Indagine Filosofica): La valenza formativa della filosofia dentro e fuori la scuola
Fabrizio Maria Colombo, teacher expert P4C: Philosophy for Community nel percorso formativo della polizia penitenziaria
Interventi di Michele Maranzana, Barbara Rossi, Monica Pareti, Roberta Ravazzoni, Lisa Rangone, Patrizia Farello, Mariano Mosconi, Piera Ottonelli
(è gradita prenotazione all’indirizzo fili.laboratorio@gmail.com)

15/17 Museo Cesare Lombroso, spalto Marengo 35
Apertura del percorso giallo: Il pensiero in scena
Alla radice: contenere e raccontare la follia
Visita al Museo Cesare Lombroso. Introduce Renato Torti, psichiatra
Performance teatrale L'imperatrice di Spinetta (Storia di Pia) - una storia di follia ambientata nella marengo napoleonica di Ombretta Zaglio, attrice e fondatrice del Teatro del Rimbalzo
A seguire visita al Museo (evento su prenotazione all’indirizzo fili.laboratorio@gmail.com e tramite sms al numero 3401668222, due repliche: alle 15 e alle 16)

18.30 Biblioteca civica, piazza Vittorio Veneto 1
Apertura del percorso blu: Gli sguardi del pensiero
Inaugurazione delle mostre didattiche Il cerchio delle meraviglie... un posto per pensare a cura di Monica Pareti e Risignificando a cura di Daniela Alini

19.00 Bio Cafe, Vicolo Dell'Erba 12
Apertura del percorso arancione: Il suono del pensiero
Il sole alle radici
Aperitivo accompagnato dalla performance musicale dei Sunny Side Duo

20.00 Osteria Porcavacca, via Modena 68
Apertura del percorso rosso: Il gusto del pensiero
Nutrire il pensiero: cibo ed emozioni
Cena con prodotti del territorio e intervento a cura di Mauro Cappelletti, medico e psicoterapeuta. Letture di Riccardo Barena
(per prenotazioni 0131 443139)

20.30 Bike Bar, via Bellini 40/a – percorso BLU
Nietzsche che dice dei supereroi? Da Superman all'era delle Meraviglie
Intervento di Stefano Priarone, studioso di fumetti e cultura di massa, in dialogo con Giuseppe Galeani, insegnante.

21.00 Trattoria Razmataz, via Bellini 24 – percorso ARANCIONE
Genesi in duo
Performance musicale delle Teste dure
(per prenotazioni 0131 223249)

21.30 Cinema Teatro Alessandrino, via Verdi 12 – percorso NERO
La luna e le radici
Incontro con il regista Davide Ferrario e proiezione de La luna su Torino. A cura di Associazione La Voce della Luna, in collaborazione con Circolo Adelio Ferrero
Venerdì 18 settembre

9/12 Ludoteca C’è Sole e Luna, via Verona 103 – percorso VERDE
Un posto per pensare... Il cerchio delle meraviglie 
Laboratori filosofici e di P4C per la scuola primaria e la scuola dell’infanzia
Antonio Cosentino, Roberta Ravazzoni, Monica Pareti

10/12 Atrio del Cinema Galleria, Galleria Guerci
Apertura percorso bianco: Le voci del pensiero
10.00
Il cielo delle idee e l’amore platonico
Intervento di Alessandro Galvan, filosofo (Gruppo Chora)
11.00
Social network e terrore: da Charlie Hebdo agli attentati di Tunisi. La libertà di opinione sul web tra democrazia e intolleranza
Intervento di Alessandro Pastore, filosofo, e Stefano Lupo, analista di intelligence

15/17 Istituto d’Istruzione Superiore Saluzzo-Plana, via Faà di Bruno 85 – percorso VERDE
Come cerchi nell’acqua. Quando il pensiero diventa contagioso
Laboratori filosofici e di P4C per insegnanti 
Antonio Cosentino, Roberta Ravazzoni, Monica Pareti
(su prenotazione all’indirizzo fili.laboratorio@gmail.com)

15/17 Museo Cesare Lombroso, spalto Marengo 35 – percorso GIALLO
Alla radice: contenere e raccontare la follia
Visita al Museo Cesare Lombroso. Introduce Renato Torti, psichiatra
Performance teatrale L'imperatrice di Spinetta (Storia di Pia) – una storia di follia ambientata nella marengo napoleonica di Ombretta Zaglio, attrice e fondatrice del Teatro del Rimbalzo
A seguire visita al Museo (evento su prenotazione all’indirizzo fili.laboratorio@gmail.com e tramite sms al numero 3401668222, due repliche: alle 15 e alle 16)

16.00 Libreria Mondadori, via Trotti 58 – percorso VERDE
Capo gatto in missione tra le dune
Presentazione del libro per bambini di Patti Turetta. Modera l’incontro Rosalba Malta (Associazione Contastorie)

16.30/18.30 Atrio del Cinema Galleria, Galleria Guerci – percorso BIANCO
16.30
Per un’economia dell’abbondanza 
Domenico De Simone, economista, dialoga con Mauro Cattaneo, Assessore alla Coesione Sociale e alla Partecipazione
17.30
Anatomia della fame 
Vittorio Rinaldi, antropologo, promotore del manifesto Per un’economia sociale

17.15/18.15 a partire dall’Istituto d’Istruzione Superiore Saluzzo-Plana
Fili in(visibili)
Passeggiata creativa nel centro di Alessandria intercettando pensieri e complessità con Monica Delmonte, psicoterapeuta e ricercatrice in ambito artistico
(è gradita prenotazione all’indirizzo fili.laboratorio@gmail.com)

17.30 Complesso conventuale ex Chiesa di San Francesco, via XXIV maggio, 5 – percorso BLU e VERDE
Inaugurazione della mostra Sorry, I’m an imagine thinker di Vicky Katrin Kuhlmann, social designer
Esposizione ispirata al tema de Le radici del cielo di Raffaella Trivi 
Installazione pittorica Guerra e Tace e ready-made Rifugiata di Luca Fregnan

18.30 Palazzo Conzani, via Urbano Rattazzi 47 – percorso BIANCO e ARANCIONE
Alle radici della letteratura: sotto lo stesso cielo
Caffè letterario con Roberto Barolo, docente di Lingua e Letteratura inglese all’Università degli studi di Milano
A seguire concerto a cura dell’Orchestra I BricconCelli

18.30/19.30 Retedistrada Bergamo-Trotti – percorso BIANCO
Decrescita felice o sviluppo sostenibile? 
Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la decrescita felice, dialoga con Beppe Giuliano Monighini, Sergio Vazzoler

19/20 Associazione Cultura e Sviluppo, piazza De André, 75 – percorso BIANCO
So-stare: adolescenti e genitori inventori di futuro
Con Fabio Vanni, psicologo. In collaborazione con Libreria Fissore. Seguirà rinfresco

20.00 Ristorante Il Moscardo, via Volturno 20 – percorso ROSSO
Le colline e il sole. Pavese, la vigna e le radici
Intervento a cura di Pierpaolo Pracca, psicoterapeuta, in dialogo con Franco Vaccaneo, saggista e studioso pavesiano
(per prenotazioni 0131 222088)

20.30 Bike Bar, via Bellini, 40/a – percorso BIANCO e ARANCIONE
Big Sur – One Fast Move or I’m Gone 
Musica, parole e immagini da Big Sur di Jack Kerouac
Performance letteraria a cura di Marta Ciccolari Micaldi, la McMusa, con accompagnamento musicale a cura di Thomas Guiducci

21.00 Ristorazione Sociale, viale Milite ignoto 1/a – percorso GIALLO
Per vedere il cielo. Una riflessione sull’arte performativa dal salto di
Yves Klein alla scalinata di Yoko Ono al MOMA
Intervento di Sibilla Panerai, Curatore di CORPO – Festival di arti performative

21.00 Associazione Cultura e Sviluppo, piazza De André, 75 – percorso NERO
Tra cielo e memoria
Proiezione di Se chiudo gli occhi non sono più qui di Vittorio Moroni e dibattito su adolescenza, radici e nuove identità con Patrizia Farello, Roberto Foco e Barbara Rossi. A cura di Associazione La Voce della Luna, in collaborazione con Associazione Il Porcospino

21.00 Museo Etnografico "C’era una volta", piazza della Gambarina, 1 – percorso BIANCO
Magia: perché ci si crede? 
Massimo Centini, antropologo. A cura di Libreria Fissore

22.00 Ristorazione Sociale, viale Milite ignoto 1/a – percorso ARANCIONE
Dacquadolce
Performance musicale dei Barrique

Sabato 19 settembre

9/9.45 Dolci Capricci, via San Giacomo della vittoria, 1 – percorso BIANCO e ROSSO
Della dolcezza
Matinée filosofica con Michele Maranzana

10/12 Atrio del Cinema Galleria, Galleria Guerci – percorso BIANCO
10.00
Da Marengo a Palmira: l’eterna lotta tra guerra e monumenti
Intervento di Massimo Carcione, esperto UNESCO, con Danilo Poggio, giornalista
11.00
Un cielo umano, troppo umano
Intervento filosofico con letture di passi di Nietzsche da parte di Roger Marchi e commento di Alessandro Peroni, Alessandro Galvan e Matteo Canevari (Gruppo Chora)

A partire dalle 10.00 per le vie centro – percorso BIANCO e GIALLO
Ti fermi a pensare con me?
Performance filosofico-teatrale, per animare le strade e coinvolgere i passanti, accompagnata dalla composizione dell’installazione “Fili-l’albero dei pensieri” in Galleria Guerci

11/12 Museo Etnografico "C’era una volta", piazza della Gambarina,1 – percorso NERO
Il cinema e le radici della mente
Intervento con proiezioni di Ignazio Senatore, psichiatra e studioso di cinema
Moderano l’incontro Pierpaolo Pracca e Barbara Rossi (Associazione La Voce della Luna)

15/19 Atrio del Cinema Galleria, Galleria Guerci – percorso BIANCO
Rassegna «Vedere l’erba dalla parte delle radici» (D. Lajolo)
raccorda Nuccio Lodato,
con letture di Loretta Ortolani e Riccardo Barena
15.00
Rossano Pestarino, filologo: Tra il verde e il cielo
Presentazione della raccolta poetica Lingua che non so (La Vita Felice, Milano 2014) in dialogo con Giuseppe Polimeni
15.40 
Giuseppe Polimeni, linguista: Alle radici della storia. I nomi nei Promessi sposi 
16.20 
Antonio Sacchi, esperto di Beni Culturali: La cultura come salvezza. Quarant’anni e passa di lavoro culturale
17.00 
Giorgio Politi, storico: Dalla crisi della storia a un moderno umanesimo. Gli intellettuali e il ritorno del caos
Presentazione della proposta metodologica de La storia lingua morta (Unicopli, Milano 2011) e della raccolta Popoli eletti. Storia di un viaggio oltre la storia (Unicopli, Milano 2015)
17.40 
Sabina Crippa, storica delle religioni: Vocalità e parola. Riguadagnare orizzonti nella comunicazione dentro e fuori di noi
Presentazione del libro La voce. Sonorità e pensiero alle origini della cultura europea (Unicopli, Milano 2015)
18.20 
Vivetta Valacca, poetessa: Il canto di Orfeo. Se non ho amore sono nulla
Presentazione della raccolta poetica La luce dell’anima (con Dieter Schlesak; ETS, Pisa 2011). In dialogo con Loretta Ortolani e Nuccio Lodato. In collaborazione con ACIT

15.30/17.30 Biblioteca Civica, piazza Vittorio Veneto, 1 – percorso VERDE
Cosa vedi? Pensare per immagini di Monica Pareti
Risignificando di Daniela Alini
Laboratori aperti per bambini
(su prenotazione all’indirizzo fili.laboratorio@gmail.com)

15.30 Biblioteca Civica, piazza Vittorio Veneto, 1 – percorso VERDE
Laboratorio filosofico per adulti
Roberta Ravazzoni
(su prenotazione fili.laboratorio@gmail.com)

15.30/17 Villa Guerci, via Faà di Bruno 70 
Apertura del percorso marrone: La terra del cielo
Socrate in giardino. Passeggiate filosofiche tra gli alberi
Presentazione del libro di Andrée Bella, psicoterapeuta. Interviene l’autrice. Conduce l’incontro Patrizia Ferrando, giornalista. In collaborazione con Garden Club Il Se

15.30/17.30 Casa di Quartiere, via Verona 116 – percorso BIANCO e ARANCIONE
Il discorso delle radici. Esiste la famiglia islamica? di Paola Sacchi, antropologa
Somiglianza e/o identità di Francesco Remotti, antropologo
Le radici del ritorno. Reading di poesia in lingua siciliana di Carmen Di Rosa con accompagnamento musicale d’arpa di Camillo Vespoli

18/22 Palazzo Conzani, via Urbano Rattazzi 47 – percorso BIANCO e ARANCIONE
Porte aperte a un pensiero. Arte, cultura e benessere a Palazzo Conzani
18.00 Presentazione Conzani Arte a cura di Patrizia Campassi 
18.10 Presentazione European Trumpet Academy diretta dal M° Emanuele Casieri docente ospite di ARTES
18.20 Presentazione Centro Yoga con Kevin Giorgini
18.30 Brevi coreografie dei corsi di danza classica e contemporanea ARTES 
18.40 Campane Tibetane e Gong con Ale Morbelli
19.00 I colori delle percussioni a cura del M° Loris Stefanuto, docente ospite di ARTES 
19.15 Presentazione Progetto Benessere Donna
19.30 Chiusura del percorso Porte aperte a un pensiero con musica e canto  
21.00
Sotto la superficie
Commediola brillante in musica di Gabriele Stillitano

18.00 Zogra, corso Roma 123 – percorso BIANCO
Le radici dell’amore 
Intervento di Carlo Rosso, psichiatra e sessuologo, in dialogo con Gabriele Ferraris, giornalista de La Stampa

18/19 Libreria Mondadori, via Trotti 58 – percorso BIANCO
La sposa ripudiata. Tra immigrazione, Islam e conversione di italiani alla fede di Maometto
Presentazione del romanzo di Younes Tawfik, scrittore. Introduce Bruno Barba, antropologo. Interviene l’autore

18.30 Ristorazione Sociale, viale Milite ignoto 1/a – percorso GIALLO e ROSSO
Gli Uccelli (da Aristofane)
Lettura scenica della Compagnia Stregatti con accompagnamento musicale di Dado Bargioni
Dalle 20 cena a tema filosofico sulle tracce dell’antica Grecia
(20€, su prenotazione, tel. 3292329806)

19.00 Caffè Marini, viale della Repubblica 1 – percorso BIANCO e ARANCIONE
Logica, tempo e paura: distruzione della non contraddizione e della linearità
Caffè filosofico con Teodoro Urso Schelemi, filosofo, e performance musicale di Alessandro Doglioli. Introduce Mariano Mosconi

19.30 Trattoria Il Paladino, via Cesare Lombroso 17, piazza Mafalda di Savoia – percorso BLU, ARANCIONE e ROSSO
Il colore del suono: botta e risposta tra arte e musica
Instant art performance di Davide Minetti in dialogo, alla chitarra, con Giorgio Penotti
(per prenotazioni: 0131 195 6300)

21.00 per le vie del centro – percorso GIALLO
L’albatro
Performance teatrale di Marco Casolino

21.00 Giardino Botanico Comunale “Dina Bellotti”, via Monteverde 24 – percorso ARANCIONE e MARRONE
Dalle radici alle stelle
Osservazione del cielo a cura del Gruppo Astrofili Galileo
Per Distratta Sottrazione
Performance di sonorizzazione poetica a cura di Fosca Massucco, Gianpiero Malfatto e Enrico Fazio

21.00 Atrio del Cinema Galleria, Galleria Guerci – percorso BIANCO
Riprendersi il futuro. Filosofia e utopia
Intervento di Diego Fusaro, filosofo

21.00 Associazione Cultura e Sviluppo, piazza De André, 75 – percorso NERO
L’alfabeto perduto della realtà
Incontro con Franco Piavoli, regista e documentarista. Proiezione dei film Habitat Piavoli e Nostos – il ritorno 
Intervengono gli autori Claudio Casazza e Luca Ferri. Introduzione a cura di Associazione La Voce della Luna, in collaborazione con Circolo Adelio Ferrero

21/23 Chiostro di Santa Maria di Castello, piazza Santa Maria di Castello – percorso ARANCIONE e BLU
Esposizione della mostra fotografica Le radici del cielo di Robin Blackwood
21.00
Aborter
Performance musicale dei FLeUR
22.00
IncantAzioni
Performance musicale dei Bodùar

22/24 Piazza Santo Stefano – percorso ARANCIONE
Dalla danza al cielo
Intermezzi a cura delle allieve della scuola Orizzonte Danza di Ketty Doglioli
22.00 
Raspidinote
Performance dei Barrique
22.00 
Brainstorming&Fireworks
Performance musicale di Wholebrain

Domenica 20 settembre

9/9.45 Pasticceria Bonadeo, Galleria Guerci – percorso BIANCO e ROSSO
Filosofia della tazzina di caffè
Matinée filosofica con Michele Maranzana

10/12.30 Soggiorno Borsalino, corso Lamarmora 13 – percorso VERDE
Laboratorio filosofico per gli ospiti della residenza
Roberta Ravazzoni, formatrice P4C

10.30/12.30 Giardino Botanico Comunale “Dina Bellotti”, via Monteverde 24 – percorso MARRONE
Il giardino naturale
Passeggiata didattica nel giardino botanico, per assaporare l’atmosfera, i colori, i profumi delle piante autunnali con Ilde Aimone Ferraris, Angelo Ranzenigo e Corrado Sacco. In collaborazione con Garden Club Il Se

15.30/17.30 Soggiorno Borsalino, corso Lamarmora 13 – percorso VERDE
Laboratorio filosofico per gli operatori della residenza
Presentazione del metodo Philosophy for Community e laboratorio
Di Roberta Ravazzoni

16.00 Cortile Ex Ospedale Militare, via XXIV maggio, 5 – percorso GIALLO
La scuola di Atene
Quadro vivente realizzato dagli studenti del Liceo Saluzzo
A cura di Mariano Mosconi

16/19 Casa di Quartiere, via Verona 116 – percorso BIANCO e GIALLO
16.00 
Respinti sulla strada 
Paolo Bellati, educatore 
16.45
Separazioni 
Pino Di Menza, psicoterapeuta
17.30
Dalla primavera araba all’immigrazione clandestina 
Alessandro Pastore e Paolo Bonadio, filosofi
18.15
Certi cani si assomigliano 
performance teatrale di Gianfranco Cereda

16/18 Atrio del Cinema Galleria, Galleria Guerci – percorso BIANCO
16.00
La resistenza delle radici 
Valli Unite e Cascina degli Ulivi: due esempi di resistenza della terra a confronto
17.00
Il filo green della nostra vita 
Duccio Demetrio, pedagogista ed esperto di autobiografia, in dialogo con Nuccio Puleio, psicomotricista

16.30/17.30 Cortile Ex Ospedale Militare, via XXIV maggio, 5 – percorso ROSSO
Merenda antichi sapori 
Spuntino con prodotti bio, frutta di stagione, pane e biscotti artigianali offerto da Altromercato

17.30 Cortile Ex Ospedale Militare, via XXIV maggio, 5 – percorso ARANCIONE e BIANCO
La espiral eterna 
Performance musicale di Giovanni Martinelli
In contemporanea, Public Howl, performance poetica a cura di Barbara Battistella, Emiliano Busselli, Roberto Chiodo e Walter Zollino

17/18 Galleria Guerci, via san Lorenzo, angolo via san Giacomo della Vittoria – percorso BLU
Ultimazione dell’installazione “Fili”

17.00 Museo Etnografico "C'era una volta", piazza della Gambarina, 1 – percorso ARANCIONE
Nuove suggestioni del folklore della musica popolare scandinava
Performance musicale degli Holiday on 
o

17/18.30 Villa Guerci, via Faà di Bruno 76 – percorso VERDE
I pensieri delle storie
Letture filosofiche per bambini con il Contastorie 


17.30/18.30 via Dossena – percorso VERDE
Pittura collettiva
Laboratorio di pittura collettiva insieme agli operatori della Ludoteca C’è sole e Luna e Associazione Bianconiglio

18.00 Palazzo del Comune, piazza della Libertà, 1 – percorso BIANCO e GIALLO
Flash Mob filosofico
A cura di Mariano Mosconi

18.00 Libreria Fissore, cortile di via Savonarola – percorso NERO
L’altra metà del cielo: Anna Magnani e le altre
Conversazione tra Patrizia Ferrando, giornalista, Carla Vistarini, sceneggiatrice, e Barbara Rossi, autrice del libro Anna Magnani. Un'attrice dai mille volti tra Roma e Hollywood 

18.30/23 Casa di Quartiere, via Verona 116 – percorso VERDE e ARANCIONE
Tangosofia
Sessione tematica di Philosophy for Community intorno al tango di Roberta Ravazzoni
Milonga di tango 
A cura di Gian Marco Urru

20.00 Osteria Porcavacca, via Modena 68 – percorso ROSSO
La vigna e il giardino: percorsi fra vino e arte dell'abitare
Cena con prodotti del territorio e intervento di Vittorio Invernizzi, (Villa Ottolenghi, Azienda Borgo Monterosso)
(per prenotazioni 0131 443139)

20.00 Biblioteca Civica, piazza Vittorio Veneto, 1 – percorso GIALLO
Le radici del cielo – castelli in aria
Letture teatrali tratte da Le città invisibili di Italo Calvino a cura di Stopteatro
21.00 Piazza s. Stefano – percorso ARANCIONE
Veder la musica dalla parte delle radici
Performance musicale di Dado Bargioni con Barrique

21.00 Libreria Fissore, cortile di via Savonarola – percorso NERO
Radici di cinema e parole
Conversazione con Carla Vistarini
Sceneggiatrice e autrice del romanzo Se ho paura prendimi per mano 
Conduce l’incontro Barbara Rossi (Associazione La Voce della Luna). Letture a cura di Benedetta Pallavidino
Sequel
Venerdì 25 settembre

20.00 Ristorazione Sociale, viale Milite Ignoto, 1/a – percorso ROSSO e BIANCO
Cena Utopica. Cena nel paese che non c’è
Presentazione del libro di Pierpaolo Pracca, antropologo, psicologo e scrittore, ed Edgardo Rossi, filosofo e scrittore
Moderatore Mauro Fornaro
Cena a tema (20€, su prenotazione, tel. 3292329806)


La festa del Pensiero a Casale Monferrato

Venerdì 11 Settembre

21.30 Palazzo Vitta, via Trevigi 12
Inaugurazione della mostra Le radici dell’arte – Dall’io al noi
Æno, Daniela Alini, Marco De Rosa, Enrico Francescon, Max Ferrigno, Andrea Musso, Massimo Orsi
Laboratori e incontri di settembre: sabato 12, h. 17 Andrea Musso; domenica13, h. 17 Massimo Orsi; venerdì 18, h. 18 Max Ferrigno; sabato 19, h.17 Enrico Francescon; domenica 20, h.17 Marco De Rosa; venerdì 25, h. 18 Aeno; sabato 26, h. 17 Daniela Alini

Sabato 12 Settembre

Nel circuito Stupujtime e della Notte Rosa con grappe in degustazione dalle 17 alle 22.30 e apertura fino alle 24.00

Domenica 13 e ultimi due fine settimana di settembre, apertura dalle 16.30 alle 21.00
Per informazioni: 335 8417966