Etichette

lunedì 26 settembre 2016

#film: Il colore della libertà (Goodbye Bafana), Bille August


Nelson Mandela è sicuramente uno dei personaggi più importanti e simbolici di tutto il ventesimo secolo.
   Leader indiscusso, fautore della lotta contro l'Apartheid, ha trascorso la sua esistenza a combattere contro le discriminazioni nei confronti del popolo nero, ma non solo.
   Una vita fatta di sacrifici, un uomo che, pur di non venir meno ai propri ideali, ha trascorso ben ventisette anni in prigionia, sacrifici comunque ricompensati: infatti, dopo tanta sofferenza, divenne nel 1994 il primo presidente democraticamente eletto in un Sud Africa non più segregazionista, ma finalmente libero.

La storia di Mandela è ormai di dominio pubblico, tuttavia forse non tutti sanno che, durante gli anni di prigionia, egli fu guardato a vista da una guardia carceraria di nome James Gregory, un secondino che, grazie alla sua conoscenza della lingua Xhosi, il dialetto nativo di Mandela, poteva controllare agevolmente la sua corrispondenza e le sue conversazioni semestrali con la moglie in quanto addetto alla censura.

"Il colore della libertà" (Goodbye Bafana) prende avvio proprio dal rapporto tra Mandela e Gregory, un rapporto che, inizialmente, è quello classico tra prigioniero ed aguzzino, ma che poi si evolverà grazie al carisma di Mandela, che riuscirà a insegnare l'ingiustizia dell'Apartheid e a dimostrare le vere intenzioni del suo movimento.

Il film si dipana dalla fine degli anni '60 fino al rilascio di Mandela l'11 aprile del 1994, una realtà  in cui entrambi sono prigionieri del proprio ruolo: Mandela, considerato un terrorista, il detenuto politico numero uno, e Gregory, che sceglie di aiutare i "kaffer", il termine dispregiativo con cui venivano definiti in Sud Africa gli uomini di colore, contro tutto e tutti, rischiando anche la propria posizione lavorativa e sociale.
   La storia finirà per dare ragione ad entrambi, e da qui nascerà anche l'omonimo libro, scritto dallo stesso Gregory, "Il colore della libertà. Nelson Mandela: da nemico a fratello".

L'elemento di forza di questo film è sicuramente il capovolgimento del punto di vista, da Mandela a quello del suo carceriere, un espediente narrativo che movimenta la storia e la rende più originale rispetto alle consuete biografie del leader politico.
   Il ritmo è incalzante, gli interpreti estremamente ben calati nei rispettivi ruoli (specialmente Joseph Fiennes e la splendida Diane Kruger), tuttavia l'atmosfera è un po' troppo da lieto fine a tutti i costi, una visione leggermente favolistica che lima, forse eccessivamente, la crudeltà dei sanguinosi fatti del periodo dell'Apartheid.

Addirittura, secondo il biografo ufficiale di Nelson Mandela, il giornalista Anthony Samson, il libro di James Gregory sarebbe in realtà frutto di un'abile falsificazione.
   Secondo questa teoria, Gregory non avrebbe mai avuto autentici contatti con Mandela, ma sarebbe venuto a conoscenza di molti dettagli della sua vita privata grazie al suo ruolo di controllore della corrispondenza del futuro presidente.
   Un'ombra che rende forse un po' meno suggestiva questa storia ma che, tuttavia, nulla toglie a questa pellicola comunque di buona qualità, sebbene priva di voli pindarici.

Nessun commento:

Posta un commento