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venerdì 13 maggio 2016

#attualità: Una storia a lieto fine che parla di speranza, ricerca e solidarietà

Si parla spesso di cervelli in fuga, si legge quotidianamente di giovani talenti che lasciano il nostro Paese alla ricerca di maggiori speranze lavorative all'estero, di studiosi costretti a rimettere nel cassetto i propri sogni per mancanza di fondi e possibilità.
   Ma fortunatamente, ogni tanto, si legge anche di qualche cervello che resta, di qualche giovane talento che sceglie di mettersi al servizio del proprio Paese, portando avanti progetti ambiziosi che possono davvero fare la differenza.

E questo è proprio il caso di un gruppo di giovani ricercatori dell'Università degli Studi di Pavia, un team collaudato coordinato dalla dottoressa Claudia Scotti, che sta portando avanti un progetto fondamentale, lo studio di una molecola che potrebbe aiutare moltissimo nella cura della leucemia infantile.
   Gli studi condotti sulla leucemia linfatica acuta dei bambini stanno dando grandi risultati: il team di ricercatori ha disegnato diverse forme modificate di una molecola, che risulterebbero più resistenti all’inattivazione da parte delle cellule tumorali, un grosso lavoro su un enzima che promette di combattere efficacemente la malattia e dona grandi speranze per il futuro di molti bambini e ragazzi.

Una bella favola, direte voi.
   Sì, una bella favola che ha rischiato di non avere il suo meritato lieto fine, però, il tutto per mancanza di finanziamenti; la tipica storia all'italiana, insomma, che lesina sui fondi per la ricerca abbondando in sprechi in ben altre categorie, ça va sans dire, e che ha rischiato di mandare a monte un progetto portato avanti con impegno e duro lavoro.
   Infatti, dopo tre anni di dottorato, lo scorso autunno la ricercatrice pavese non aveva più fondi per continuare nella sua ricerca, uno schiaffo morale che né lei né i suoi colleghi hanno voluto accettare.

Come agire?
   Dapprima è stato lanciato un piano di crowdfunding attraverso il web, poi, per arrivare alla somma necessaria, l’idea di rivolgersi a conoscenti e conterranei è sembrata subito quella vincente.
   Infatti, di questo affiatato gruppo fa parte anche una ricercatrice originaria di Metaponto, in Basilicata, che ha cominciato a prendere contatti, supportata dai colleghi, con le associazioni della sua zona, e qui la storia ha preso la piega migliore possibile dimostrando che, alle mancanze statali, può sopperire la solidarietà dei cittadini. 

E proprio un ente locale, l’associazione Gianfranco Lupo di Pomarico, un piccolo paesino di poco più di 4mila anime in provincia di Matera, ha deciso di aiutare il gruppo di ricerca con una donazione di ben 10mila euro da dedicare a un progetto che potrebbe cambiare il corso della vita di tanti bambini.
   Uno sforzo enorme, specialmente per una piccola associazione, fondata nel 2005 dai genitori di un bimbo ucciso a dieci anni da una leucemia, un obiettivo comune che si sta concretizzando giorno dopo giorno, una speranza finalmente un po' più tangibile.

Questa è l'Italia che ci piace, di cui vorremmo leggere ogni giorno, tralasciando, per non rovinare questa splendida happy ending, le (spontanee) polemiche che nascono nei confronti di un sistema statale profondamente sbagliato.

Ed ecco come assistere alla cerimonia di consegna della donazione, con tutte le info utili...

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