Infatti quello di Staglieno è un cimitero monumentale, che contiene testimonianza artistiche di grandissimo livello, oltre ad una sensazione di pace e mistero che convivono in maniera del tutto armoniosa.
La prima impressione, una volta varcato il cancello, è di maestosità e rispetto: ci si sente così piccoli di fronte alle possenti arcate di sapore goticheggiante, alle statue che si ergono come mute sentinelle incredibilmente espressive, guardiani immortali delle nostre spoglie mortali.
Un altro fattore di primaria importanza è la presenza di tantissimo verde, piante, alberi, gli immancabili cipressi, arbusti di ogni genere che incorniciano le lapidi e le sepolture, infondendo nel visitatore un senso di pace che ricorda tanto i giardini inglesi.
Un luogo ideale per una passeggiata, e per liberarsi della concezione superstiziosa che ancora, purtroppo, pervade la nostra cultura.
Non vi fornirò nozioni tecniche o particolareggiate di questa struttura, poiché se ne trovano a bizzeffe in qualsiasi volume a riguardo o addirittura su Wikipedia, che contiene descrizioni piuttosto esaurienti per una prima conoscenza, ma vi racconterò un percorso emozionale, personale e soggettivo all'interno di quello che è, a tutti gli effetti, un vero e proprio museo a cielo aperto.
Un solo dettaglio nozionistico, dal quale non possiamo prescindere: all'interno del cimitero sono sepolte moltissime illustre personalità della storia e della cultura italiana, tra cui: il padre della Patria Giuseppe Mazzini, il partigiano Ferruccio Parri, l'attore comico Gilberto Govi e l'immortale poeta e cantautore Fabrizio De André, la scrittrice Fernanda Pivano e il poeta Edoardo Sanguineti, per citarne soltanto alcuni.
In questo percorso che, per godere appieno della bellezza di ogni angolo, necessita di almeno 4 ore di cammino, veniamo a contatto con stili eterogenei e variegati: colonne classiche si mescolano a guglie gotiche, pinnacoli neogotici si uniscono a vetrate e dettagli in puro stile Liberty, ma senza mai turbarne il senso di equilibrio.
Possiamo osservare una profusione di angeli dalle sembianze delicate ed eteree, madonne addolorate, immagini religiose tipiche della cristianità ma, specialmente, figure di un'umanità e un realismo che lasciano senza fiato: non è possibile restare indifferenti di fronte a padri che stringono in braccio, per l'ultima volta, i propri figli, madri che non vogliono staccarsi dalla realtà familiare, dall'espressività quasi dolorosa, moltissimi fanciulli, ognuno con la sua espressione, con la sua, seppur breve, storia, anziani piegati dal dolore e dalle fatiche che la vita ha riservato loro.
Interminabili gallerie di personaggi che, se osservati con attenzione, sanno comunicare con il visitatore, attraverso il muto linguaggio della scultura monumentale. Un linguaggio dei segni, delle espressioni, che emoziona più di mille parole.
Ed è così che, prestando attenzione, possiamo cogliere una lacrima sul volto di una nonna, una ruga nata da un leggero sorriso, appena accennato, la fierezza di uno sguardo, alle volte difficile da sostenere.
La cura dei dettagli è quasi maniacale: ne sono un esempio gli oggetti che ci aiutano a leggere le opere e le tombe stesse, il dettaglio di un fiore ad indicare la pace, una clessidra che ci ricorda la caducità del tempo, un breviario, ovvero la fede che ci accompagna nel momento estremo, o ancora un teschio e delle ossa, a rimarcare il gusto un po' macabro tipico dello stile Gotico e Liberty.
Se avete voglia di perdervi in un luogo davvero unico nel suo genere, allora non lasciatevi sfuggire questa occasione: visitatene ogni angolo senza esitazione, salendo verso la parte alta, che sconfina in un'area boscosa dove troverete cappelle simili a piccole cattedrali, e scendendo verso i corridoi più sotterranei, dove l'umidità non pregiudica la bellezza delle statue che troverete.
E, ovviamente, una raccomandazione: abbiate rispetto di questo luogo, troppo spesso mi è capitato di vedere gente a gettare rifiuti a terra, senza remore, un gesto che, in un luogo simile, appare doppiamente stupido e dannoso. Abbiamo la fortuna di nascere immersi nella cultura e nell'arte, non sprechiamola né sottovalutiamola.
"La bellezza salverà il mondo", diceva lo scrittore russo Fedor Dostoevskij, e non avrebbe potuto essere più nel giusto.
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