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giovedì 25 febbraio 2016

#cinema: OSCAR SO… DEPRESSING?


Ormai siamo in odore di Premi Oscar, si sa, e io che faccio? 
   Vi dedico un'acida, acidissima riflessione macguffiana sui criteri che spingono l'Academy ad assegnare le statuette (mooolto, ma mooolto discutibili, a parer mio)
   Concordate con me? Sarà meglio per voi... ;) 
PS: andatevi a leggere il pezzo, e fatevi quattro risate, che di gente cinica e petulante così non ne fanno più, garantito...


Intanto, godetevi un assaggino del pezzo in questione...

Tu sei buono
e ti tirano le pietre

Sei cattivo
e ti tirano le pietre

Non sei ricco
e ti tirano le pietre

Così faceva un (molesto) motivetto anni Sessanta, ma ad oggi, in odore di Academy, sarebbe più appropriato dire che, se sei sfigato, al limite ti tirano gli Oscar, quelle benedette statuette dorate tanto ambite, che soltanto il bel Leo DiCaprio non riesce a vincere manco a morire.

A pochi giorni dall’inizio dei prestigiosi Academy Awards, concedeteci una tanto breve quanto acida riflessione su quella che sembra essere la tendenza dominante degli ultimi anni, ovvero l’assegnare l'”omino in gold” solo ed esclusivamente a film strappalacrime o socialmente impegnati, storie di menomati, disabili e malati terminali più o meno inventati, drammi di guerra o casalinghi che siano, e via discorrendo (o dovremmo dire deprimendo…).

Sì, lo so che vi sembreranno affermazioni un po’ forti ma niente paura, non siamo né un branco di nazisti sostenitori dell’eugenetica, né dei mostri senza cuore, ne abbiamo soltanto pieni gli zebedei di assistere, ormai annualmente, alla sagra dell’ipocrisia e della banalità.

Per carità, non ci sogneremmo mai di affermare che film come, per esempio, 12 anni schiavo di Steve McQueen, vincitore del premio Oscar come miglior film nel 2014, non abbia meritato la vittoria, né che Eddie Redmayne non sia stato abbastanza intenso da aggiudicarsi l’Oscar come miglior attore protagonista per la sua interpretazione di Stephen Hawking ne La teoria del tutto (James Marsh, 2014), ma diciamocela tutta: l’Academy of Motion Picture Arts and Science ha assegnato i premi alle storie, alla drammaticità delle trame scelte, senza considerare altri fattori pregnanti come, in primis, la bravura interpretativa degli attori candidati.

E volete che quest’anno a fare incetta di premi non sia proprio The Danish Girl (Tom Hooper, 2015), dove il buon Eddie Redmayne (lo adoriamo, davvero, ma… di nuovo?! Eh no, un po’ per uno in braccio alla mamma, come ci dicevano da piccoli…) interpreta il primo transessuale della storia, con tanto di storia d’amore travagliata, trionfo dei buoni sentimenti e tutti gli annessi e connessi? ...

Se volete leggere il resto, cliccate qui: http://www.themacguffin.it/focus/1582/



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