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venerdì 28 agosto 2015

#film e #libri: I pilastri della Terra, la serie: all'altezza del capolavoro di Ken Follett?








C'è chi, soltanto a vederlo, si spaventa, e sceglie di non leggerlo per timore di annoiarsi o di non riuscire a finirlo. Non si potrebbe fare errore più grande.

   Perché le 1030 pagine che compongono questo vero e proprio capolavoro narrativo, I pilastri della Terra di Ken Follett, scorrono via veloci, grazie ad una trama decisamente avvincente e ben sviluppata, a continui colpi di scena e a personaggi caratterizzati con una sapienza descrittiva ed emozionale davvero rare.





Lasciatevi trasportare dalle cruente lotte fra dinastie per accaparrarsi la corona d’Inghilterra, dalle virtù e dalle meschinità degli abitanti di Kingsbridge, sede di un priorato che vorrebbe erigere a gloria di Dio una magnifica cattedrale, elemento centrale attorno al quale ruota tutta la narrazione, una missione che diventa motivo di gloria e sciagure, rivalità e tormento interiore.
   Amori possibili ed impossibili, passione e sensualità, sacro e profano che si mescolano in una danza continua, personaggi che non si dimenticano facilmente, come il priore Philip, Tom Il Costruttore, il giovane Jack, sua madre Ellen e la splendida e coraggiosa Aliena, figlia di un nobile ingiustamente impiccato con l'accusa di tradimento, anime ribelli che dal basso sapranno riscattarsi e vincere sull’ingiustizia di una società corrotta fino al midollo.
   Un’epopea davvero incredibile, un affresco sociale che è metafora della vita di ogni tempo, e ben si adatta anche ai giorni nostri, dove i soprusi da parte di chi detiene il potere si fanno sempre più evidenti.

Tematiche forti, quelle trattate da Follett, sviluppate con passione e uno stile in grado di coinvolgere, caratteristica che manca un po' nella versione televisiva, una miniserie del 2010 prodotta da Ridley e Tony Scott sotto la supervisione dell'autore stesso, e andata in onda prima su Sky Cinema e poi su Rete 4.
   Sia chiaro, un adattamento decisamente riuscito, merito anche e soprattutto della sapiente regia di Sergio Mimica - Gezzan, per anni assistente di Steven Spielberg, che ci regala un sunto chiaro ed esplicativo, immagini potenti e suggestive, specialmente nella chiusura sulla splendida cattedrale, quella di Salisbury in Inghilterra, tripudio di guglie, pinnacoli, e slanci verticali tipici dello stile Gotico d'oltre Manica.




Tuttavia, sono due gli elementi che sostanzialmente non mi hanno troppo convinta: il tema della cattedrale, e l'interpretazione e lo sviluppo sulla scena di alcuni personaggi.

Partiamo dal primo punto, quello che mi sta più a cuore, poiché è quello che più ho amato nel libro: la costruzione della cattedrale che diventa pretesto narrativo dall'incredibile bellezza, l'idea che un progetto così ambizioso possa unire e allo stesso tempo dividere a tal punto le storie di vita vissuta di uomini e donne, e l'idea che un'intera comunità possa stringersi attorno ad un gruppo di "pochi eletti" in grado di guidare il popolo attraverso le tenebre dell'ignoranza e del pregiudizio.
   Un messaggio valido ancor oggi, che tuttavia si perde un po' nella miniserie, che segue le fasi costruttive ma fatica a renderne fino in fondo il significato più profondo e recondito, cosa che Follett riesce a fare magistralmente e senza appesantire il libro, né proporre ripetizioni, pur considerando la lunghezza dell'opera.

Il secondo punto, i personaggi: nulla da dire su un’icona del grande schermo come Donald Sutherland, perfetta l'interpretazione dell'altro pilastro portante dl cinema internazionale Ian McShane, qui nei panni del perfido vescovo Waleran, ottime anche le due eroine della serie, la presunta strega Ellen - Natalia Woerner, e Hayley Atwell, nei panni di Aliena.
   Positive anche le interpretazioni di Matthew MacFayden, alias il Priore Philip, quella del malvagio Alfred (Liam Garrigan).

E qui arrivano le note dolenti: il personaggio di Jack non viene sviluppato appieno, risulta più infantile e meno carismatico, e ci si sarebbe aspettato di più dal giovane e promettente Eddie Redmayne (che tuttavia si è rifatto quest'anno con la vittoria dell'Oscar come miglior attore protagonista grazie alla sua perfetta interpretazione nel film La teoria del tutto, sulla vita di Stephen Hawking), mentre il personaggio di Tom il Costruttore (Rufus Sewell) ottiene poco spazio, e finisce per risultare poco significativo e piuttosto banale.



Difficile dire se il romanzo è veramente rispettato alla luce di queste riflessioni, tuttavia vale sicuramente la pena di guardare questa miniserie (di leggere il libro non ve lo dico nemmeno...), anche solo per il gusto di trovare differenze, pregi e difetti di una trasposizione televisiva che mantiene comunque un certo fascino.

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