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mercoledì 19 agosto 2015

#letteratura: L'addio a Günter Grass

Sono passati circa 4 mesi dalla morte di Günter Grass, uno degli autori più controversi e affascinanti del XX secolo. Scopriamo insieme qualcosa in più su questa forte personalità.

Im Alter von 87 Jahren ist heute morgen der Literaturnobelpreisträger Günter Grass in einer Lübecker Klinik gestorben. 

Nell'era dell'informazione (e talvolta anche delle emozioni) 2.0, l'annuncio dell'avvenuta scomparsa di un autore di fama mondiale viene affidata a un breve e telegrafico “cinguettìo” su Twitter, pubblicato dalla sua storica casa editrice, la Steindl.
   All'età di ottantasette anni si è spento in una clinica di Lubecca, a causa di una grave infezione, lo scrittore tedesco Günter Grass che, nel 1959, raggiunse la fama internazionale grazie al suo capolavoro Il Tamburo di latta, che quarant'anni di produzione più tardi gli sarebbe valso il Premio Nobel per la Letteratura.



Una figura controversa, che ha fatto parlare di sé in più di un'occasione, in particolare a seguito dell'ammissione del suo arruolamento volontario nelle SS durante la Seconda Guerra Mondiale; un giovane patriottico, che ha poi rinnegato questa scelta applaudendo la caduta del Muro nel 1989.
   La confessione, avvenuta durante un'intervista al giornale tedesco Frankfurter Allgemeine Zeitung nell'agosto del 2006, ha portato numerosi suoi connazionali a richiedere la restituzione del premio Nobel vinto da Grass, che tuttavia si è opposto chiedendo di giudicare le sue opere, non le sue scelte di vita.

Il sostrato culturale e sociale dal quale ha origine la sua produzione letteraria lo influenzerà per tutta la vita: esponente di spicco e colonna portante del Gruppo 47, egli diviene uno dei principali fautori della rinascita culturale tedesca, mosso dalla volontà di promuovere una cultura che sia completamente scissa e indipendente dall'influenza americana, predominante in quegli anni.
   Grass non ha mai fatto mistero, durante la vita e la carriera, delle proprie opinioni politiche: prese posizione contro lo Stato di Israele e contro la proliferazione nucleare, in particolar modo nella poesia Ciò che va detto, componimento che gli è costato il divieto di ingresso nello stato ebraico come "persona non grata".

Com'era facilmente intuibile, non sono mancate le accuse di antisemitismo e il facile (anche troppo, verrebbe da dire) collegamento con il suo “passato nazista”. Ma diamo a Cesare quel che è di Cesare. Grass, d'altronde, non si è risparmiato nemmeno sul suo Paese natìo, attaccando la Germania e specialmente la cancelliera Angela Merkel colpevole, dalle sue parole, di non aver fatto nulla per evitare il collasso di Paesi europei come la Grecia.

A prescindere dalle posizioni politiche e dal temperamento spregiudicato, Günter Grass rimane comunque il rappresentante emblematico dei malesseri, ma anche della forza, del suo Paese; oggi come ieri, un uomo che ha fatto del cinismo e del nichilismo le sue cifre stilistiche predominanti, vagamente addolciti (o perlomeno smussati) da una forza visionaria di fortissimo impatto, sempre venata di ironia.
   Un vero e proprio universo personale e corale al tempo stesso, espresso con un registro stilistico decisamente ricco e malleabile. “Narratore metaforico della realtà di una Germania che non riesce a fare i conti col proprio tragico passato, che vuole dimenticare”, come sottolineato lucidamente dal critico Paolo Petroni nel 1999.

Si può dire che, per ciascuno dei momenti che hanno segnato la storia della Germania, Grass abbia scritto un libro, a cominciare dall'intramontabile Il tamburo di latta, l'opera che gli donò, croce e delizia di ogni scrittore, la notorietà. Si tratta della storia di Oskar, che a tre anni decide di non crescere più e rimanere per sempre piccolo, un'opera tagliente che descrive un mondo malato filtrato dagli occhi, talvolta innocenti talvolta maligni, di un bambino.



Ecco, se Grass avesse potuto scegliere per sé un epitaffio che lo ricordasse nella sua reale essenza, avrebbe probabilmente optato per una delle sue cosiddette “frasi celebri”, che ben esprime una natura spesso contraddittoria ma sempre autentica e, come diretta conseguenza, scomoda ai più:


"Non sono un pacifista. A chi mi desse uno schiaffo sulla guancia non porgerei mai l'altra, ma mi difenderei a denti stretti. La guerra è per metà fatta di paura e per metà di noie. I giovani del mio paese non sono per la guerra. Non sono nemmeno per il servizio militare. Gli orfani di guerra, poi, la considerano il peggiore dei mali.”

Ma, forse, a noi piace ancor di più come lo descrisse il suo collega Hans Magnus Enzensberger: 


“Quest'uomo è un rompiscatole, è un pescecane nello stagno delle sardine, è un solitario selvaggio nella nostra letteratura addomesticata..."

"Questo articolo è apparso il 16/04/2015 sulla rivista online Paper Street. Per gentile concessione."
http://www.paperstreet.it/cs/leggi/addio-a-gnter-grass.html

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