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mercoledì 12 ottobre 2016

#mostre: Ai Weiwei. Libero! sbarca a Firenze

Durante il mio ultimo viaggio a Firenze ho avuto modo di vedere una mostra davvero interessante: infatti dal 23 settembre 2016 al 22 gennaio 2017, a Palazzo Strozzi, è possibile visitare la prima grande mostra italiana dedicata a uno dei più importanti e controversi artisti contemporanei: Ai Weiwei.

Artista dissidente e personalità provocatoria, Ai Weiwei ha invaso Palazzo Strozzi con opere storiche e nuove produzioni che coinvolgono tutto lo spazio circostante: la facciata, il cortile, il Piano Nobile e la Strozzina, uno spazio espositivo in grado di immergere il visitatore all'interno di un perfetto esempio del rapporto tra tradizione e modernità, tipico della produzione artistica dell'eclettico artista.


La mostra propone un percorso suggestivo ed eterogeneo tra installazioni monumentali, sculture e oggetti simbolo della sua carriera, video e serie fotografiche dal forte impatto politico e simbolico, permettendo una totale immersione nel mondo artistico e nella biografia personale di Ai Weiwei. 
   Impossibile restare indifferenti. 
 
Le opere esposte spaziano dal periodo newyorkese, tra gli anni Ottanta e Novanta, in cui l'autore scopre l’arte dei suoi “maestri” Andy Warhol e Marcel Duchamp, per arrivare alle grandi opere iconiche del nuovo millennio, fatte di assemblaggi di materiali e oggetti come biciclette e sgabelli, fino alle opere politiche e controverse che hanno segnato gli ultimi tempi della sua produzione artistica, come i ritratti dei più grandi dissidenti politici della storia, realizzati in mattoncini LEGO, o i recenti progetti sulle migrazioni nel Mediterraneo.


Per quanto riguarda la sua carriera, nel corso degli ultimi venti anni Ai Weiwei si è imposto sulla scena internazionale come il più famoso artista cinese vivente, sicuramente una delle più influenti personalità del nostro tempo, mescolando perfettamente attivismo politico e ricerca artistica al punto da diventare un vero e proprio simbolo della lotta per la libertà di espressione. 
 
Nel complesso, una mostra che va assolutamente vista, ma soprattutto, capita, in grado di sintetizzare perfettamente il rapporto ambivalente dell'artista con il proprio Paese, perennemente diviso tra un profondo senso d’appartenenza, che emerge dall’utilizzo di materiali e tecniche tradizionali, e un altrettanto forte senso di ribellione talmente forte e violento da manipolare oggetti, immagini e metafore della cultura cinese, segnato indelebilmente dalle contraddizioni tra individuo e collettività nel mondo contemporaneo.

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