Lo sa bene Justin Kurzel, coraggioso regista di "Macbeth" che, dopo nomi altisonanti come Orson Welles e Roman Polanski, si è confrontato con quella che è forse la tragedia più alta, lirica ed emozionante che sia mai stata scritta nella storia del teatro e della letteratura britannica, e non solo.
Un film che, a pochi giorni dalla sua uscita nelle sale cinematografiche mondiali, ha già ricevuto non poche critiche, ma anche elogi appassionati e, per quanto mi riguarda, assolutamente meritati.
Infatti, l'aspetto che maggiormente colpisce lo spettatore, a pochi minuti dall'inizio della proiezione, è sicuramente il fortissimo impatto visivo delle immagini: scene in slow motion nel bel mezzo di un campo di battaglia, violenza intensa ma assolutamente e perfettamente inserita all'interno della narrazione, per non parlare delle scene finali, tutte giocate sul bicromatismo del rosso e del nero, quasi a sottolineare la natura ferina e infernale dello scontro conclusivo e dei suoi protagonisti.
Altro elemento affatto secondario, la bravura dei due interpreti principali, Michael Fassbender e Marion Cotillard, entrambi caratterizzati da un'espressività profonda, umbratile ma allo stesso tempo tangibile e in grado di colpire lo spettatore con forza inaspettata, come uno schiaffo in pieno volto.
L'evoluzione di Macbeth è assolutamente evidente, in un crescendo di crudeltà e follia: da condottiero valoroso e onesto, affettuoso con la moglie e rispettoso anche dell'avversario più pericoloso, a creatura malvagia, spietata e assetata di sangue, spinto alla follia dall'ambizione sfrenata della moglie, Lady Macbeth, poi pentita di aver creato un vero e proprio mostro soltanto per soddisfare la propria cupidigia sfrenata.
Una gamma di emozioni che avremmo potuto apprendere e provare sulla nostra pelle anche soltanto osservando il mutare delle espressioni dei protagonisti, empatici tra loro e con il pubblico dall'altra parte dello schermo; in particolare, memorabile il monologo della Cotillard/ Lady Macbeth, di struggente intensità, anche grazie a quella sua peculiare capacità di alternare dolcezza e violenza espressiva ai massimi termini.
Il tutto, come se non bastasse, accentuato da un accompagnamento musicale decisamente azzeccato, che accentua le sensazioni del pubblico ad ogni scena, facendo leva specialmente sul senso di inquietudine che ne deriva, e perfettamente aderente alla scelta di mantenere quel tocco di magico e sovrannaturale che caratterizza la più breve tra le tragedie shakespeariane, come l'apparizione delle streghe, le apparizioni demoniache che assillano Macbeth, e l'atmosfera surreale che caratterizza la pellicola.
E poi insomma, provateci un po' voi a rendere sul grande schermo un testo scritto tra il 1605 e il 1608, mantenendone ogni singola parola, rendendolo fruibile alle grandi masse, evitando di sfociare nella classica "cafonata hollywoodiana" e restando coerente nelle scelte stilistiche e cinematografiche fino all'ultima scena.
C'è chi l'ha definito "Macbeth ai tempi del Trono di Spade", ed in parte è vero, nella manifestazione degli aspetti peggiori dell'animo umano, e dell'abisso di follia che spesso accompagna la più sfrenata ambizione, ma in questo caso andiamo ben oltre la mera serie televisiva, per quanto assolutamente encomiabile: infatti, se nel primo caso spesso abbondano scene di violenza gratuita e di sesso spinto (accentuate rispetto al libro, forse per renderne la trasposizione televisiva più attraente alle masse), in questo caso nulla è studiato per accalappiare spettatori, ma rispecchia una scelta coerente fino alla fine e raffinata al tempo stesso.
Insomma, in conclusione mi sento di affermare senza incertezze che si tratta di un testo talmente attuale, anche dopo ben 411 anni, da adattarsi perfettamente anche alla nostra amara quotidianità: da eroico combattente ad arrampicatore assetato di potere per terminare nel tiranno senza umanità, non vi ricorda forse buona parte delle figure che adornano quell'abisso incolmabile di follia e corruzione che caratterizza la scena politica dei nostri giorni?
... Meditate gente, meditate...
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