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mercoledì 8 giugno 2016

#libri: Gehenna, Francesco De Nigris


Gehenna fa rima con inferno, dolore, sofferenza, con storie di vite vissute al limite, borderline, storie di reietti che la società rifiuta con disprezzo.
Gehenna è l'inferno, ma non quello delle leggende, delle fiabe e delle superstizioni, Gehenna è l'inferno reale, urbano, metropolitano, la sede di quelle anime tanto reali quanto evanescenti che abitano le periferie delle nostre città, anime che sanno e hanno visto troppo marcio per potersi reintegrare nel mondo "normale", se così si può definire.
Ma Gehenna è anche voglia di riscatto, di libertà, di dignità, di tornare al mondo senza per forza diventare uno dei tanti, una pedina in mano a pochi eletti.

Francesco De Nigris, con questo suo terzo romanzo, ci regala una storia forte, intensa, magistrale nella sua crudele verità, una storia di fallimenti, una presa d'atto delle difficoltà che costellano l'esistenza, ma anche la dimostrazione che la volontà - come ci insegna Schopenhauer - si impone sopra le macerie di esistenze apparentemente "inutili", che poi inutili non sono, come non lo è nessuna vita.

La storia è ambientata nell'inferno della distilleria Kuntz, un vecchio edificio abbandonato e corroso dal tempo e dal vizio, teatro di un'antica tragedia, e cornice ideale dove sbocciano storie, relazioni, amori di seconda mano, ma anche rancori, odio e violenza, più dettata dalla disperazione che dalla crudeltà, rifugio di relitti umani in cerca di salvezza, una salvezza che difficilmente arriverà.
   Protagonista assoluto della vicenda è Viktor, un personaggio enigmatico, distaccato, dal passato glorioso ma dal presente decisamente impietoso, un uomo alla ricerca di se stesso, smarrito, che cercherà di riconquistare il proprio posto nel mondo, proprio come Olga, giovanissima prostituta russa, rapita da un'esistenza tranquilla e semplice, e costretta a svendere il proprio corpo a mani fameliche e malate.
   Due esistenze intrecciate sullo sfondo della più nera desolazione, due vite alle quelli fanno da sfondo una moltitudine di personaggi più o meno sbandati, uomini e donne che hanno toccato con mano il dolore, e ne sono stati marchiati a fuoco per tutta la vita.

De Nigris ci racconta le ingiustizie della vita e della società attraverso un male di vivere che si insinua sotto pelle, che avvolge il lettore fino al'ultima pagina, ci racconta una storia dove gli ultimi difficilmente, diventeranno i primi, costretti a peregrinare all'interno di infiniti e psichedelici labirinti escheriani.

Oltre alla trama, affascinante e seduttiva al punto giusto, ad aggiungere valore all'opera sono le due maggiori cifre distintive dell'autore: in primis lo stile, raffinato, suggestivo e coinvolgente, in grado di raccontare anche la minima emozione dei protagonisti del romanzo, emozioni che si riflettono, senza filtri, nel lettore, una penna decisa che sa essere lieve al momento giusto.
   Secondo elemento di pregio, la capacità di De Nigris di trasportarci all'interno di storie che, apparentemente, non hanno né tempo né spazio, e forse proprio per questo risultano così reali e di forte impatto emotivo, oltre alla caratterizzazione quasi epidermica della città, la Città Vecchia, fatta di vicoli intricati, luci e ombre, metafora degli esseri umani che ne abitano il dedalo di strade e piazze, angoli e pericolosi sotterranei, reale e fantastico, poetico e prosaico.



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