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lunedì 3 ottobre 2016

#libri: Io non amo, Jacopo Lupi

Ecco con un nuovo appuntamento dedicato agli scrittori esordienti, nato in collaborazione con i portali culturali http://www.recensioniperesordienti.it/ e Chanceincomune.it per proporvi recensioni, focus e interviste agli autori che si affacciano per la prima volta nel variegato mondo letterario che noi lettori famelici tanto amiamo.

Per chi di voi ancora non lo conoscesse, provvedete subito, mi raccomando: si tratta di siti online nati dalla passione di un gruppo di ragazzi per la lettura, la scrittura e la narrativa, un team che ha tanta voglia di mettersi in gioco e diffondere la cultura nel web.


E allora proseguiamo con la nostra avventurosa partnership con la recensione di Io non amo di Jacopo Lupi: buona lettura!

Devis Reno è un ragazzo come tanti, studente universitario a Bologna e impiegato par-time nel policlinico Sant’Orsola, più incline agli eccessi che ai doveri di studente, dedito a divertimento sfrenato, serate alcoliche e, soprattutto, a decine di donne, ragazze di ogni età che, pur con lo slancio e la passione dei suoi vent'anni o poco più, non riesce ad amare realmente.

Il protagonista di Io non amo, di Jacopo Lupi, è un ragazzo come tanti, appunto, proprio perché non riesce a stare solo ma rifugge i legami duraturi, vuole emergere dalla massa ma nello stesso tempo vi precipita, puntualmente e razionalmente, trascinando nel suo vortice di autodistruzione i personaggi che fanno da cornice alla sua vicenda, la bella Ilaria, Michela detta Mimì, l'inseparabile amico Claudio. 

La trama risulta avvincente poiché gioca sull'empatia creatasi con il lettore, specialmente se si tratta di un pubblico giovanile, tuttavia lo sviluppo della stessa diventa, a tratti, fumosa, ripetitiva nella narrazione quasi ossessiva delle vicende amorose (o meglio, sessuali, come intuiamo già dal titolo) del protagonista, in una ricerca del piacere che non ha nulla delle raffinatezza sensuale ed elegante dannunziana ma più il sapore di un mordi e fuggi - insapore - da fast food contemporaneo.

Specchio di una società, quella dei giovani d'oggi, in lento ma progressivo disfacimento, o inanellarsi continuo di stereotipi sui generi?
   Difficile stabilirlo con certezza, fatto sta che risulta quasi fastidiosa la lettura delle riflessioni, profondamente sessiste, del giovane protagonista, dove la donna viene relegata alla sua amara funzione di oggetto, tanto deprecata sul piccolo schermo ma mai abbastanza nella realtà quotidiana.

Anche lo stile, fluido e vicino al parlato, se da un lato può stimolare l'attenzione del lettore poiché semplice e accattivante, dall'altro scivola nel prolisso, specialmente nelle digressioni riflessive (sottolineate tipograficamente con l'utilizzo massiccio del corsivo) che risultano fini a se stesse ed eccessivamente reiterate. 

Nel complesso un romanzo ambizioso, che presenta qualche spunto originale, personaggi ben tratteggiati psicologicamente affini alla contemporaneità, tuttavia privo di poesia, di fascino narrativo, dove le esperienze di vita vissuta vengono narrate in maniera eccessivamente prosaica, sottraendo pathos ed emozione, purtroppo, anche all'epilogo a sorpresa.

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