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giovedì 1 settembre 2016

#cinema: Carrie, lo (spento) sguardo di Satana

Ok, lo ammetto, sto vivendo uno dei miei difficili periodi di revival - horror e mi sto incarognendo sempre di più. Oggi bersaglio della mia ira più funesta sarà il buon Carrie. Lo sguardo di Satana, la versione del 2014 diretta da Kimberly Peirce, un remake dell'originale (ben più cazzuto) di Brian De Palma (e non c'è bisogno di aggiungere altro) di cui, francamente, in pochi sentivano la necessità.


In effetti, questa Carrie mi lascia alquanto perplessa, devo ammetterlo: ok, anche nell'omonimo libro di Sua Maestà King era una ragazzina depressa, asociale, sociopatica e vessata da una madre psicotica nonché fanatica religiosa, ma qui la resa è poco credibile.
   Sarà perché Chloë Moretz è un po' troppo gnocca per sembrare un'emarginata, sarà perché la storia è ambientata in un classico liceo americano patinato, dove tutti mostrano sorrisi plastici da paresi facciale uniti al turpiloquio del peggior camallo al porto di Genova, fatto sta che l'impressione è quella di prodotto finto, asettico, sostanzialmente inutile, dopo il successo generazionale dell'originale.
   Le bionde sono buone s stupide, e i ragazzi pensano solo allo sport e alla Jolanda, per intenderci.

Insomma, stiamo parlando di Carrie o una puntata di Beverly Hills 90210?! La domanda sorge spontanea, dal primo istante fino al bagno di sangue conclusivo, una cafonata che più splatter non si può.

Il paragone con il filmone di De Palma è ovvio e doloroso, anche perché la Peirce non aggiunge assolutamente nulla di nuovo né originale alla sua pellicola se non, forse, la scena dei telefonini, che ovviamente negli anni Settanta non si sapeva manco cosa fossero.
   A quale scena mi sto riferendo? A una Carrie impanicata per l'avvento del suo primo ciclo mestruale, e alle sua compagne di scuola un po' zoccolette che, invece di aiutarla e illuminarla in merito (ovviamente la nostra figlia di Satana era stata tenuta all'oscura di tutto dalla psicolabile mammina), la filmano con il cellulare per poi sbattere la sanguinolenta scena sul web.
   Momento squallido, nel complesso, ma a ben pensarci, e facendo un rapido paragone con la realtà quotidiana contemporanea, forse anche nella realtà sarebbe andata proprio così...


Arriviamo all'ennesima nota dolente, gli interpreti: nulla da dire sulla splendida Chloë, credibile sia in versione verginella timorata di Dio che in quella "degna figlia di Satana", ma la vera caduta di stile sta nell'interpretazione di Julianne Mooore.
   Da lei non ce lo saremmo proprio aspettato. Perennemente in overacting, stavolta, cara Julianne, è davvero troppo.
   Ok che devi fare l'esaltata autolesionista ma insomma, tutte queste faccette sconvolte e i mugolii sconnessi rischiano di scivolare velocemente verso la macchietta, e da una veterana del cinema proprio non ce lo aspettavamo.

Anche il dono di Carrie, la telecinesi, né tantomeno la sua presunta origine demoniaca vengono minimamente spiegati durante il passare dei minuti: non si capisce assolutamente nulla, la trama è poco chiara e mal strutturata, addirittura la stessa Carrie scopre la natura dei suoi "superpoteri" banalmente, navigando su Internet.
   Altro che Belzebù con tanto di corna e coda appuntita...

Nonostante il tentativo di coinvolgimento emotivo e l'eccesso di pathos sulle vicende giovanili della protagonista, empatia ed emozione (positiva o negativa che sia) stanno a zero, e la regista riesce ad ammosciare anche le scene decisive, come il confronto finale tra madre e figlia, a tratti ridicolo.

Più che un film, o l’adattamento di un romanzo, Carrie è un malriuscito condensato dell’originale, una sintesi confezionata esclusivamente per conquistare un pubblico immaturo, alla ricerca di allusioni sessuali, sangue e battute da b-movie.

Horror asfittico che nulla ha a che vedere con il romanzo di King (pur essendo già questo la sua opera più atipica), assomiglia più alla storia strappalacrime di una supereroina incarognita che a un film horror con gli attributi risultando, quindi, decisamente inutile.


Insomma, resto sempre del mio parere: mai mettere le zampe su vecchie glorie del cinema horror, che più che danni non fate... 

"Questo articolo è apparso su TheMacGuffin,it" Per gentile concessione".

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