Etichette

martedì 13 settembre 2016

#film: Carol, Todd Haynes

Una New York anni anni Cinquanta fumosa, frenetica e piena di vita.
   Una giovane commessa che coltiva, con timida passione, un sogno nel cassetto, quello di diventare fotografa professionista per il New York Times.
   Una ricca signora della East Coast, annoiata da un marito egocentrico e da una società preconfezionata venata di profonda ipocrisia.
   Una passione travolgente, tutta al femminile, capace di spazzare via la noia, la rabbia, le frustrazioni di un mondo che sembra fatto, solo ed esclusivamente, a misura d'uomo.


Questi sono gli ingredienti di Carol, pellicola del 2015 candidata agli Oscar e diretta da Todd Haynes, un film drammatico intenso, delicato ed estremamente raffinato, una miscela perfetta che ci mostra come, sul grande schermo, non sia poi così impossibile confezionare un prodotto di altissima qualità e ineccepibile bellezza.

Nonostante questo, se ne sono sentite di tutti i colori in proposito, stroncature comprese: film noioso, privo di scene memorabili, buonista, specchio di un caratterizzazione dei personaggi finta, fasulla, eccessivamente stereotipata.
   Fesserie.
Gente, siamo negli anni Cinquanta, ovvio che l'atmosfera abbia un non so che di patinato, ma è proprio questo il suo bello: vedere una scena d'amore intensa tra queste due donne coraggiose, vederle sfidare la sorte e i tempi, non ancora maturi, fregandosene altamente di ciò che pensano i vicini e i parenti bigotti, non avrebbe avuto lo stesso effetto se, a fare da contorno alla vicenda, ci fosse stata una New York del ventunesimo secolo.

Anche a livello prettamente estetico, l'effetto retrò è assolutamente voluto: infatti il film è girato in pellicola, senza postproduzione digitale, con luce naturale, tanto che, osservando con attenzione, in molte scene in penombra si vede una grana imperfetta, a cui non siamo più abituati.
   I grandangoli sanno tenere i personaggi saldamente immersi negli ambienti e nei contesti, la fotografia è impeccabile come anche i costumi e le scenografie, che ci mostrano la fortissima distanza dai Fiftie's di Happy Days e Grease e dalla loro atmosfera scanzonata.

Memorabile, a questo proposito, una delle scene iniziali, apparentemente priva di importanza: Carol entrando nel grande magazzino di giocattoli dove lavora Therese, si ferma a guardare, come ipnotizzata, l'ossessivo percorso di un trenino, metafora del loop nel quale la donna è imprigionata, quello delle buone maniere, del "parere degli altri", di un'esistenza fine a se stessa alla quale rimane incatenata soltanto per il bene della figlioletta.


Linearità, coerenza d'intenti e compostezza narrativa sono, a mio parere, punti a favore della pellicola, sottilmente psicologica, appetibile, certamente, per un pubblico non di massa.
 
E poi, arriviamo alla canonica ciliegina sulla torta del dulcis in fundo: vogliamo parlare delle due protagoniste?
   Su Cate Blanchett c'è ben poco da dire: perfetta. Incredibilmente perfetta. Unica, oserei dire, una signora del cinema che riesce a cavalcare qualsiasi tipologia di film con una classe da paura.
   E da lesbica è pure sexy come non mai, appassionata e passionale.
Insomma, troppa grazia per un solo essere umano, sono invidiosa.



E anche la dolce Rooney Mara non è da meno.
   Se eravate rimasti a Lisbeth Salander, la cazzutissima protagonista della saga Uomini che odiano le donne, sappiate che Rooney se la cava egregiamente anche nei panni della pischella innamorata e ingenua: perfetta nel suo ruolo, per nulla semplice, di profonda evoluzione, da giovane timida e timorosa a donna affermata, sicura di sé.


Potrei proseguire all'infinito ma diventerei barbosa per cui, tirando le somme, a quelli che mi vengono a dire che Carol è soltanto una storia d'amore saffico, non posso che rispondere malamente: Carol è romanzo (e, effettivamente, è tratto dall'omonimo volume del 1952 di Patricia Highsmith) di formazione, affresco sociale e storico, delicata difesa dell'amore omosessuale, severa critica alle convenzioni sociali, inno a concretizzare le proprie passioni e aspirazioni.
   E scusate se è poco.

"Questo articolo è apparso su TheMacGuffin.it. Per gentile concessione". 

Nessun commento:

Posta un commento