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giovedì 29 ottobre 2015

#film: Crimson Peak, Guillermo Del Toro

Sarà che, da quando ho visto quel capolavoro di ingegno e suggestione che è, secondo me, "Il Labirinto del Fauno", me ne sono innamorata, sarà che, fin da ragazzina, la trama e l'ambientazione di libri come "Cime Tempestose" mi ha sempre affascinata profondamente, sarà che, secondo me, Guillermo Del Toro è un artista, ma a me "Crimson Peak", il suo ultimo film, uscito nelle sale cinematografiche mondiali appena lo scorso 22 ottobre, non è dispiaciuto affatto.
   Criticato, giudicato banale, massacrato dalla critica più spietata, risulta forse poco innovativo nello sviluppo della trama e della narrazione: la classica casa infestata dai fantasmi che, tuttavia, viene lasciata in secondo piano, anteponendo la storia di una sordida passione e di una spirale di violenza apparentemente senza fine.


Tuttavia, storia a parte, è doveroso sottolineare l'assoluta bellezza delle ambientazioni e della scenografia, l'eleganza della fotografia che ci riporta, fin dalle prime immagini apparse sullo schermo del cinema, all'interno di quel Gotico Romantico che ha affascinato decine di generazioni.
   Un fascino antico e suggestivo, una sottile seduzione che pervade ogni scena del film, un pizzico di malizia che si mescola abilmente ai sentimenti più forti e puri, lo scandalo che travolge i protagonisti senza mezze misure, indulgendo sul valore distruttivo dei sentimenti, in quell'eterno contrasto tra Eros e Thanatos tanto caro ad un filone letterario e artistico che ha segnato l'inizio di un'epoca, il XIX secolo.

A mio modesto parere, soltanto Del Toro avrebbe potuto toccare vette immaginifiche tanto alte, e mi sto riferendo ad un registro totalmente estetico ed edonistico: un regista che ama questo genere con la passione di un ragazzino cresciuto a pane e fiabe dark, un sentito omaggio al filone letterario che ha visto, tra i capostipiti, scrittori del calibro di Emily Bronte, Anne Radcliffe, Edgar Allan Poe e Nathaniel Hawtorne. ma anche all'opera del più grande e inarrivabile artigiano del genere made in Italy, Mario Bava, maestro abile nel dosare alla perfezione luci e colori, riecheggiati splendidamente nel lavoro del direttore della fotografia danese Dan Laustsen.
   Altro chiaro riferimento, il cinema di Dario Argento, al quale rimandano la violenza grafica degli omicidi o le angosciose sequenze in ascensore.

"Crimson Peak" può essere considerato, forse, il divertissement di un autore che si è stancato dei meccanismi stereotipati degli Studios statunitensi, e che ha scelto di riavvicinarsi progressivamente a una dimensione più personale del film, il preludio ad un ritorno, già annunciato, a progetti più piccoli e con un budget minore.
   Non stupisce, per questo, che la sceneggiatura risalga al 2006, subito dopo l'uscita de "Il labirinto del fauno", del quale riecheggia le atmosfere surreali.


A donare un valore aggiunto al film sicuramente la bravura degli attori, partecipi di questo continuo susseguirsi di amore e morte: un'eterea Mia Wasikowska, un romantico, inedito e sensuale Tom Hiddleston, che finalmente si svincola del tutto dall'immagine di Loki, malvagio fratello del biondo Thor firmato Marvel, ma soprattutto la sublime Jessica Chastain, che con la sua Lucille porta sul grande schermo un personaggio passionale e feroce al tempo stesso, mentre Charlie Hunnam interpreta comunque con sapienza il piccolo ruolo che gli è stato affidato.

Insomma, "Crimson Peak" è uno di quei film che non va valutato sulla base della trama, altrimenti perderebbe buona parte del suo fascino: è una pellicola in grado di trascinarvi in una dimensione parallela, antica, terrificante e paradossalmente verosimile, affascinante e ipnotica.
   Un film che avvolge lo spettatore, lo catapulta in un romanzo ottocentesco in costume, lo seduce e e lo cattura, fino al classico, tragico e ahimé immaginabile epilogo, che comunque non toglie smalto all'ultima creatura di Del Toro.

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