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lunedì 19 ottobre 2015

#teatro: Le parole di Oriana, omaggio a Oriana Fallaci

“M'ero innamorata delle parole che uscivano come gocce, a una a una, poi restavano sul foglio bianco, a una a una, e ogni goccia diceva una cosa che detta a voce sarebbe volata, lì invece si condensava: buona o cattiva che fosse.” (Oriana Fallaci) 
E io mi sono innamorata di Oriana, di Maria Rosaria Omaggio, splendida interprete di quella che fu, ed è tutt'oggi, una grande donna, e ancora, mi sono innamorata del pianoforte suonato magistralmente da Cristina Pegoraro, dell'atmosfera unica che si è creata, venerdì sera, al Teatro Alessandrino, durante lo spettacolo, un vero e proprio one-woman-show, intitolato "Le parole di Oriana", dedicato alla professionista ma soprattutto alla donna Oriana.


Adolescente militante antifascista, prima inviata di guerra donna (in Vietnam), amica degli astronauti della Nasa, giornalista in grado di intervistare, con il solito cipiglio che la caratterizzerà per tutta la vita, i potenti della Terra, ma anche un animo sensibile, profondo, forte, solitario e malinconico.

Il toccante racconto della Omaggio, attrice di incredibile capacità, quanto è incredibile l'assoluta somiglianza con la vera Oriana, sia nei tratti somatici che, soprattutto, nella voce e nell'attitudine, ne ricostruisce il quadro completo e personale, e permette allo spettatore di conoscerla un po' più a fondo attraverso i suoi scritti, le lettere, gli articoli e, ovviamente, i suoi romanzi, definite "le sue creature", i figli che non ha potuto avere.

Oltre al talento, all'empatia creata sul palco, si percepisce chiaramente l'accurato e preciso lavoro di ricerca che sta dietro lo spettacolo, che possiamo apprezzare in maniera tangibile grazie al materiale multimediale, costituito da foto e video a cura di Carlo Fatigoni, proiettato su un grande schermo contemporaneamente alle parole della Omaggio e alle musiche della Pegoraro.

Maria Rosaria Omaggio ha saputo alternare con sapienza tratti di pura recitazione, con l'immancabile sigaretta in mano e il marcato accento toscano, con quella voce roca e profonda che fa vibrare le corde dell'anima, ad altri di lettura interpretativa, con brani tratti dalle maggiori opere di Oriana, da Un uomo a Penelope alla guerra, da La rabbia e l'orgoglio a Lettera a un bambino mai nato. 

Proprio sulle parole di quest'ultimo mi sono emozionata profondamente, perché un conto è leggere un libro, un altro è sentirlo rivivere attraverso una voce viva, vibrante, carica di emozione e pathos, mai eccessivo o esasperato.
   Analoga sensazione ho provato durante la proiezione delle immagini di quel maledetto 11 settembre, quando quei maledetti aerei si schiantarono contro le Twin Towers, penetrandovi come fossero di burro, mostrandone la fragilità, la caducità di migliaia di persone che, in un istante, hanno perso i propri sogni, le proprie ambizioni, la propria famiglia, la propria vita.

Un groppo in gola, uno schiaffo in pieno volto, Oriana ha raccontato tutto, di quel maledetto giorno, come soltanto lei avrebbe potuto fare. 

Ma è giusto e doveroso spendere qualche parola su colei che ha fatto rivivere la grande giornalista toscana, la già citata Maria Rosaria Omaggio, interprete di Oriana anche nel film Walesa- L’uomo della speranza, per il quale ha vinto il premio Pasinetti alla 70° Mostra del Cinema di Venezia, troppo spesso ricordata per le copertine sexy su Playboy e mai abbastanza per il suo innegabile talento, specialmente nelle sue performance teatrali.


A conclusione dello spettacolo l'entrata in scena di Daniela Di Pace, ultima segretaria della Fallaci che, oltre al dolore e all'amarezza, ha voluto ricordare, con immenso affetto e palese commozione, anche l'ironia che caratterizzava Oriana, una donna spiritosa, come abbiamo appreso dagli infiniti fax che inviava alla sua assistente, tutti conservati gelosamente dalla Di Pace, e dagli aneddoti esilaranti, come l’insofferenza di Oriana verso i computer e l'amore smodato e quasi maniacale per la mitica Lettera 32, la sua inseparabile macchina da scrivere.

“La vita ha 4 sensi: amare, soffrire, lottare e vincere. Chi ama soffre, chi soffre lotta, chi lotta vince. Ama molto, soffri poco, lotta tanto, vinci sempre. ” (Oriana Fallaci)

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