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martedì 17 novembre 2015

#arte: "De Chirico e Nunziante. Oltre le apparenze", quando l'arte si mescola ad una realtà trascendentale

Oggi vi racconto la mia esperienza presso una delle mostre più interessanti della stagione, che si è appena conclusa a Bra, presso il sontuoso Palazzo Mathis, situato in una piazza affascinante e suggestiva di questa bella cittadina piemontese: sto parlando di "De Chirico e Nunziante. Oltre le apparenze", 50 opere che evidenziano il legame e la continuità tra le poetiche di due grandi artisti, l'uno ideatore della corrente artistica della Metafisica, l'altro suo continuatore e maggiore esponente contemporaneo.
   Due artisti che propongono interpretazioni differenti, accomunate dalla creatività e dalla voglia di raccontare la realtà circostante attraverso una concezione onirica e profondamente evocativa.



Nelle opere di Antonio Nunziante si ripetono, con grandissima inventiva, i principi estetici e i cardini concettuali della pittura di Giorgio De Chirico, tra scenari che valicano l’apparenza fisica e tangibile della realtà, mondi solitari abitati da oggetti enigmatici, dove la presenza umana non viene contemplata, ma sostituita da inquietanti figure, manichini senza volto o busti di sapore classico.
   Sia nelle opere di De Chirico che in quelle di Nunziante la costruzione prospettica è destabilizzante per l'osservatore, il tempo appare congelato e le ombre sono insolite, non corrispondenti agli elementi presenti nei quadri, e si avvicinano a quelle prodotte dalla luce di riflettori teatrali, gli oggetti sono decontestualizzati, i richiami si succedono senza fine.


Ma da che cosa trae origine tutto questo? Sicuramente dal fatto che la Metafisica nasce in un periodo storico pieno d'incertezze quale fu quello della Prima Guerra Mondiale, quando le persone comuni, coloro che detenevano il potere, coloro che si ribellarono e coloro che acconsentirono senza opposizioni, ma soprattutto coloro che cercarono di dare espressione alle loro emozioni ed ideologie tramite l'arte, ebbero reazioni e manifestazioni contrastanti.
   Una versione profonda e unica dell'uomo che si prepara a combattere, o a subire, la guerra, totalmente spersonalizzato, che mi ricorda tanto il nostro presente, specialmente alla luce delle spaventose immagini di una Parigi devastata nel suo intimo, immagini crude e spaventose che rimbalzano sui canali televisivi senza sosta.
   Una tipologia di arte a tratti pessimistica, le cui influenze si possono individuare nella filosofia storica di Nietzsche e nella solennità della mitologia greca, trasposta in una dimensione angosciosa e ambigua.


Un esempio tangibile di questi concetti, che ho potuto osservare personalmente alla mostra di Bra, sta proprio nelle opere facenti parte della serie delle "Piazze d'Italia", caratterizzate da un'architettura classica che non permette di comprendere né il luogo né il momento in cui ci si trova, e che spesso si mescola ad elementi di modernità come le fabbriche, di cui si scorgono le ciminiere, in un continuo richiamo tra passato e presente.
   Tra le caratteristiche che più colpiscono, i molteplici punti di fuga incongruenti tra loro, le campiture di colore piatte, uniformi, prive di sfumature e chiaroscuri, le figure assolutamente statiche, immobili, fuori dal tempo e dallo spazio.
   Analogo discorso vale per le nature morte, dove ai consueti soggetti si aggiungono elementi della classicità greca, come maschere o parti di statue. L'angoscia aleggia in ogni opera.


La differenza tra i due artisti sta principalmente qui: De Chirico ci mostra tutta il malessere che deriva dall'entrata in guerra, una percezione perlopiù fortemente negativa, Nunziante ci propone immagini liberamente interpretabili, spiazzanti, nelle quali l'osservatore può riconoscere le proprie ansie, ambizioni, paure, sogni, pensieri, in uno spazio del tutto soggettivo, ma non necessariamente negativo, anzi.
   Immagini oggettivamente belle, dal tratto grafico pulito e preciso all'inverosimile, dove il colore viene modellato morbidamente nei suoi toni più accesi, lontani dalle scelte cromatiche di De Chirico, immagini che ci dimostrano che anche la bellezza, nella sua esternazione più sontuosa e originale, può dare adito a reazioni contrastanti ma sempre fortemente empatiche e suggestive.

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