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giovedì 19 novembre 2015

#musica: Freedom, Pharrel Williams, un inno alla libertà

Freedom                                     
             
Hold on to me
don’t let me go
who cares what they see?
who cares what they know?
your first name is free
last name is dom
we choose to believe
in where we’re from

man’s red flower
it’s in every living thing
mind, use your power
spirit, use your wings
freedom
freedom
freedom
freedom
freedom
freedom

hold on to me
don’t let me go
killers need to eat
don’t let you lope
your first name is king
last name is dom
we choose to believe
in everyone

when a baby first breathes
when night sees sunrise
when the whale hunts in the sea
when man recognize us
freedom
freedom
freedom
freedom
freedom
breathe in

we are from heat
the electric one
does it shock you to see
he left us the sun?
atoms in the air
organisms in the sea
the son and, yes, man
are made of the same things

freedom
freedom
freedom
freedom
freedom
freedom
freedom

                                         
                                                                                          Libertà

Aggrappati a me
non lasciarmi andare
chi se ne frega cosa vedono loro?
chi se ne frega cosa sanno loro?
il tuo nome è Free
il cognome è Dom
abbiamo scelto di credere
da dove veniamo

il fiore rosso dell’uomo
è in ogni essere vivente
mente, usa il tuo potere
spirito, utilizza le ali
libertà
libertà
libertà
libertà
libertà
libertà

tienimi legato a te
non lasciarmi andare
gli assassini hanno bisogno di mangiare
non ti permettono di sperare
il tuo nome è King
il cognome è Dom
abbiamo scelto di credere
in tutti noi

quando un bambino fa il suo primo respiro
quando la notte vede l’alba
quando la balena caccia in mare
quando l’uomo ci riconosce
libertà
libertà
libertà
libertà
libertà
aspirare

veniamo dal calore
quello elettrico
ti sorprende vedere
quello ci ha lasciato il sole?
atomi nell’aria
organismi del mare
il figlio e, sì, l’uomo
sono fatti delle stesse cose

libertà
libertà
libertà
libertà
libertà
libertà
libertà


Solitamente sono piuttosto scettica e critica nei confronti dei cantanti pop e R&B odierni, mi sembrano tutti preconfezionati, le loro canzoni stereotipate, prive di contenuti, al massimo vagamente orecchiabili; tuttavia, quando ho sentito questa canzone, un disperato urlo che inneggia alla libertà, ho distolto l'attenzione da ciò che stavo facendo e mi sono messa ad ascoltare.
   Puro, piacevole sgomento nell'apprenderne l'interprete, Pharrell Williams, che ricordavo per qualche motivetto accattivante ma, principalmente, per "Happy", colonna sonora di quei batuffoli gialli chiamati Minions.

La canzone passava in radio, non ho ascoltato con attenzione le parole del testo, non ho voluto vedere il video, almeno inizialmente, mi sono concentrata soltanto sull'intensità della melodia e, così facendo, mi sono comparse davanti agli occhi, con un realismo e una veridicità impressionanti, vivide scene di violenza, di violazione della libertà e dei diritti fondamentali dell'essere umano, ho associato quell'urlo all'orrore che stiamo vivendo in questi giorni, ho contrapposto quel desiderio di libertà al senso di ingiusta privazione che stiamo subendo a causa di un terrorismo mascherato da fanatismo religioso che, ancor più che sulla violenza, si basa sulla paura, sull'inibizione di tutto ciò che amiamo, la musica, il teatro, la cultura, il divertimento, il puro piacere di vivere un'esistenza che ci guadagniamo ogni giorno, e che vale sempre e comunque la pena di essere vissuta.

Un grido, "Libertà", che mi ha trasportata lontano, in quei maledetti campi dov'è nato il blues, quel "diavolo blu" (sì, perché il termine blues deriva dalla locuzione "to have the blue devils", letteralmente "avere i diavoli blu", che indica una profonda sensazione di tristezza e sconforto) che ebbe origine tra i neri vessati da signori e padroni senza nemmeno un briciolo di umanità e pietà, dove, per sopportare il dolore e la fatica le lacrime non sarebbero bastate, e allora è nata una melodia, eterogenea, discorde, spontanea, senza regole, dove ognuno poteva identificare se stesso come persona, e non come un "negro" buono soltanto per spezzarsi la schiena e soddisfare le perversioni di esseri immondi che fecero della schiavitù una fonte di ricchezza spropositata.

Immagini sovrapposte, frammenti di film, telegiornali, notiziari, brani intensi e struggenti, una gamma infinita di emozioni che potevo aspettarmi da David Gilmour, Peter Gabriel, Fabrizio De André, ma decisamente non da Pharrell Williams.
   Mea culpa, mi ero lasciata ottenebrare dal pregiudizio, ebbene sì lo ammetto: ma c'è sempre tempo per redimersi, parola di scettica cronica e pericolosamente contagiosa. 

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