Etichette

martedì 11 agosto 2015

#fumetti: Buon compleanno, Snoopy!

Il 10 agosto è una data importante, il giorno di San Lorenzo, sì proprio quello delle stelle cadenti, quando tutti stiamo ore e ore con il naso all'insù sperando di cogliere il bagliore di una scia luminosa nel cielo.
   Ecco, le persone normali, del 10 agosto, si ricordano per questo motivo. 
Ma io, ovviamente, no. Infatti, per me, il 10 agosto è da sempre il compleanno di uno dei miei più grandi amori, Snoopy, una ricorrenza ben più importante del santo segnato sul calendario (lasciatemi essere un po' blasfema, ogni tanto...), il giorno della nascita, in quel lontano 1950, del bracchetto più dolce, divertente, pestifero e dissacrante della storia del fumetto. 




65 anni portati da Dio, un mito che non accenna a scemare generazione dopo generazione, e che ha davvero segnato un'epoca, entrando a far parte della vita quotidiana di ciascuno di noi.
   A decretare il 10 agosto come data fondamentale nella storia dei Peanuts è stata una striscia a fumetti disegnate nel 1968 da Charles M. Schulz, il papà di Snoopy e compagnia bella, pubblicata su ben sette quotidiani statunitensi, a testimonianza dell'incredibile successo dei personaggini di quel genio di un disegnatore. 

Ma come nasce la mia passione per Snoopy e, più in generale, per le "noccioline" (perché è questo il significato letterale di "Peanuts", il termine che raggruppa sotto di sé tutti i personaggi che fanno parte di questi fumetti, poi tradotto con "piccole persone", "cose da poco", semplici ma di grandissimo valore)?



In effetti, non ve lo saprei dire con precisione: sicuramente influenzata da mia mamma, da sempre un'affezionata lettrice del nostro bracchetto di fiducia, l'ho amato sin dalla prima pagina, e i motivi sono innumerevoli: innanzitutto, a colpo d'occhio, per la simpatia e la semplicità del disegno, in grado, con pochi e a volte imprecisi segni, di tratteggiare espressioni e rendere, inchiostro su carta, emozioni e sentimenti di una dolcezza infinita. 

Ed è proprio questa la forza narrativa ed espressiva dei Peanuts: la capacità di coinvolgere il lettore in una manciata di battute, mai scontate, passando con nonchalance dal sarcasmo più cinico (certe frasi ironiche, in bocca ad un bracchetto, valgono doppio, va detto) all'innocenza più commovente, dalla riflessione filosofica alla dolcezza tipica dell'infanzia. 

Insomma, una gamma di emozioni pressoché infinita, in una sola striscia a fumetti. 
   Per questo mi fanno andare in bestia quelli che, quando mi vedono con il naso tra le pagine di questi fumetti, non esitano a dirmi: "Ma è roba da bambini, come fai a leggerlo?!"
   Si tratta di tutto tranne che di una "roba infantile", e chi li ha già letti lo sa: per carità, anche un bimbo può leggerli, i disegni sono comunque accattivanti e alcune battute comprensibili anche in tenera età ma, se si vuole davvero apprezzare l'arte di Schulz, i Peanuts vanno letti da adulti, quando si ha la capacità di comprendere l'allusione politica piuttosto che la riflessione in ambito sociologico o storico. 



A riprova di quel che sto dicendo, esistono fior fior di studiosi che si sono occupati di Lucy, Charlie Brown, Linus&Co: la filosofia di Snoopy, com'è stata definita in un omonimo libro, è quella delle piccole cose, è la riflessione che parte dal basso, dai pensieri di un gruppo di bambini degli anni Cinquanta, di quando bastava poco per essere felici, dell'emozione di uno slittino lanciato a tutta velocità sulla neve appena caduta, dei giochi semplici e dei pensieri che accompagnano l'infanzia, troppo spesso sottovalutati, ma più grandi e profondi di quelli "dei grandi". 
   
Umberto Eco ha dichiarato: 
"Quando dico "Poeta" lo dico per fare arrabbiare qualcuno. Gli umanisti di professione, che non leggono i fumetti; e coloro che accusano di snobismo gli intellettuali che fingerebbero di amare i fumetti. Ma sia bene inteso: se "poesia" vuole dire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria a momenti di estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso una luce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, allora Schulz è un poeta. Se poesia è far scaturire da eventi di ogni giorno, che siamo abituati a identificare con la superficie delle cose, una rivelazione che delle cose ci faccia toccare il fondo, allora Schulz è poeta. E se poesia fosse soltanto trovare un ritmo privilegiato e su di quello improvvisare in una avventura ininterrotta di variazioni infinitesime, così che dall’incontro altrimenti meccanico di due o tre elementi possa scaturire un universo sempre nuovo, cantato senza pause, ebbene anche in questo caso Schulz è poeta. Più di tanti altri."
Se lo dice lui, non possiamo che fidarci ciecamente.

E poi insomma, come si fa a non amare un cane che passa dagli improperi nei confronti del "bambino dalla testa tonda" che tarda sempre a portargli la cena, all'interpretazione magistrale di un aviatore in pieno conflitto mondiale contro l'acerrimo nemico, il Barone Rosso, immedesimandosi una volta nel fighetto di un campus universitario, e la volta dopo in uno scrittore di consumato (e dubbio) talento (vi dice qualcosa la frase "Era una notte buia e tempestosa..."?), sempre con un'ironia graffiante ed esilarante?

Io, grazie ai Peanuts, ho riso, pianto (anche leggendo il commiato di Schulz al momento del suo ritiro dal lavoro, sono bastate poche parole per capire di che pasta doveva esser fatto quell'uomo), mi sono emozionata e ho trascorso ore e ore in compagnia di veri amici, anche se di carta, che mi accompagnano sin dall'infanzia, e continuano a farlo anche oggi che ho 26 anni suonati. 

Perché in fondo, ammettiamolo, siamo un po' tutti Charlie Brown, quando ci sentiamo giù di morale e ci ancoriamo agli amici per andare avanti, ma anche Linus, con la sua immancabile coperta-salvagente che è diventata persino un modo di dire consolidato in tutto il mondo, e ancora la piccola Lucy, adorabile brontolona, e Piperita Patty, la pasticciona per antonomasia.
   E, per finire, proprio lui, il mio adorato Snoopy: chi non vorrebbe accanto qualcuno che ti dica, nei momenti di sconforto, che "Tutte le lacrime vanno baciate via" (da una striscia del 31 gennaio 1970)?    Meglio di tanti fidanzati, poco ma sicuro. 




Nessun commento:

Posta un commento