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lunedì 10 agosto 2015

#libri: Rachel Joyce, L'imprevedibile viaggio di Harold Fry.

...Consigli di lettura per chi ha voglia di trovare il lato positivo anche dove sembra impossibile trovarlo...





Harold Fry è, sostanzialmente, un fallito. 

Pensionato da appena qualche mese, più vicino all'anzianità di quanto non dica la sua età anagrafica, Harold è davvero vecchio dentro: ha perso la voglia di mettersi in gioco per comodità, si è adagiato mandando lentamente e silenziosamente a rotoli il suo matrimonio, non ha il coraggio di guardare la moglie negli occhi né tantomeno di parlare con il figlio, ormai adulto e indipendente, con il quale ha chiuso definitivamente i rapporti. 
   Harold ha scelto di vivere a metà perché, apparentemente, è molto più semplice.





Potrebbe sembrare banale raccontare la storia di un uomo qualunque, tuttavia un motivo c'è, ed è il suo “imprevedibile viaggio”, come cita il titolo del libro del quale è protagonista. 
   Sarà una lettera a spingerlo ad uscire dal suo torpore esistenziale, e a trascinarlo per strada, con un paio di scarpe da vela (non proprio il massimo per percorrere centinaia di chilometri) e senza nemmeno il cellulare in tasca. 

Ed è proprio la lettera, il motore dell'intera narrazione: un messaggio di una ex collega del buon Harold, Queenie Hennessy, malata terminale di cancro, che si sta lentamente spegnendo in un ospedale, e che decide di mandare un ultimo saluto al collega alla quale la lega un profondo affetto (e un amore, mai corrisposto e mai dichiarato).

Piccolo particolare: Queenie è ricoverata a circa mille chilometri dalla cittadina dove vive Harold. 
   Un ostacolo? No, un cammino di espiazione, ecco cosa diventa il viaggio che Harold intraprende, rigorosamente a piedi, un viaggio dove le vesciche sono il male minore, rispetto al continuo susseguirsi di ricordi che martellano la mente ma soprattutto il cuore, in un alternarsi costante di momenti tristi e teneramente euforici, di telefonate ad una moglie tanto amata, ma che sembra indifferente all'impresa titanica del marito che ha deciso, irrazionalmente ma con passione e forza di volontà, che per ogni passo che lui compirà, Queenie vivrà un giorno di più.

La forza narrativa de "L'imprevedibile viaggio di Harold Fry" sta proprio nel racconto delle piccole cose: un linguaggio che sonda con semplicità l'interiorità, i sentimenti e le emozioni del protagonista e di coloro che lo circondano, una carrellata di personaggi più o meno bizzarri che, con le loro storie, permetterono ad Harold di comprendere che la felicità è a portata di mano (o di piede, restando in tema).
Un eroe moderno che rappresenta ognuno di noi, con i pregi e i difetti, i vizi e le manie che caratterizzano questa variegata umanità.

L'autrice, Rachel Joyce (scrittrice e sceneggiatrice inglese), ripropone in chiave moderna il tema del viaggio, uno dei più maggiori e più diffusi nella letteratura classica fin dai tempi più antichi, arcaici direi: il nostro Harold non potrebbe forse essere un novello Ulisse, in cerca di un riscatto dalla mediocrità, alla (ri)conquista della moglie, che ha perso fiducia in lui?

In effetti, anche il cognome dell'autrice potrebbe essere un nomen omen, alla latina: Joyce, come l'immortale James, autore del celebre "Ulisse" del Ventesimo secolo. Quando si dice, un (cog)nome, un destino (letterario).


"Questo articolo è apparso il 10/04/2015 sulla rivista online Paper Street. Per gentile concessione."

http://www.paperstreet.it/cs/leggi/limprevedibile-viaggio-di-harold-fry-rachel-joyce.html

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