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lunedì 20 luglio 2015

#film: Ba... ba... dook?!?

Attenzione, questo articolo contiene spoiler!
(ve lo dico subito, così evito di beccarmi maledizioni a profusione). 


Quando ho visto per la prima volta il trailer di "Babadook", nuovissimo film horror diretto dalla regista australiana Jennifer Kent (una donna, e già m'ispirava), mi son detta: "Oh là, è la volta buona che ci siamo, stai a vedere che stavolta mi spavento un po' anch'io". 

Sì, perché ho scoperto, nell'arco di lunghe e approfondite indagini condotte in compagnia delle amiche più fedeli, che ho serissime difficoltà a spaventarmi davvero, e non è un'affermazione dettata dalla sboronaggine insita in ciascun italiano medio.
In effetti, è dall'età di 14 anni, cioè da quando ho iniziato a sviluppare una vera e propria passione per il genere più-truculento-è-meglio-è, che sono alla disperata ricerca del Film Perfetto, quello che mixa adrenalina, terrore puro e sottile ansia psicologica, ma niente da fare.

Ritornando al nostro caro Babadook, dicevo, le premesse c'erano tutte: splendida fotografia, con elementi gotici e suggestioni oniriche a go go (Murnau e Méliès docet), immagini potenti e una trama decisamente interessante: al centro della vicenda c'è il rapporto controverso e doloroso di una madre in crisi, distrutta dalla perdita del marito (morto 6 anni prima nel tragitto verso l'ospedale, nel giorno in cui è venuto al mondo il loro unico figlio) e logorata dal senso di frustrazione e fallimento, e il suo bambino, dolce, ribelle e terribilmente fragile al tempo stesso.

In effetti, per un buon 3/4 della sua durata il film mi è piaciuto davvero molto, grazie ad un ritmo coinvolgente e a quel tocco femminile dietro la macchina da presa, incredibilmente tangibile nell'analisi psicologica dei personaggi, nella loro caratterizzazione estrema e a tratti esasperata.
A questo proposito, nel film ci sono scene che danno fastidio e fanno riflettere, scene che sono un vero e proprio pugno nello stomaco: le litanie ossessive di un bambino turbato e sconvolto, che vuole proteggere sua madre da un pericolo tanto terribile quanto difficile da comprendere, la solitudine di una donna che ha scelto di rassegnarsi ad una vita che non le appartiene più, la dolcezza alternata ad una follia che esplode con violenza, incontrollabile.

Perché in fondo Babadook, malvagio demone fuggito dalle pagine di un libro, non è altro che una metafora per descrivere il male di vivere che, talvolta, si annida all'interno delle persone più fragili e vulnerabili, le consuma e le logora fino a spingerle a commettere gesti irreparabili.

Oltre alla sapiente regia e alla potenza delle immagini, merita una menzione speciale il suono: se Shining metteva un'ansia terribile grazie alle scene di completo silenzio, in questo caso è l'esatto contrario: urla disperate che ti fanno accapponare la pelle, e un doppiaggio che rende giustizia alla bravura dei due attori protagonisti, la splendida Essie Davis e il piccolo e talentuoso Noah Wieseman. 

Insomma, dopo tutto questo, uno si aspetta un finale epico, sangue a fiumi o almeno una qualche scena grandiosa, e invece no: l'unico a rimanerci secco è il cane (poraccio, l'unico che non ne poteva niente, finisce nelle grinfie della nostra Essie - Amelia in versione posseduta), mentre la scena finale sembra la pubblicità di un antidepressivo: "Sei giù di morale? Tutto va storto e non sai come uscirne? Comprati un Babadook, e tutto si risolverà!".

No, non ho bevuto un cicchetto mattutino, è proprio così: infatti nell'epilogo del film vediamo madre e figlio finalmente sereni, intenti a festeggiare il compleanno del piccolo Samuel in un lussureggiante giardino, per poi rientrare in casa tutti sorridenti con una ciotola piena di... VERMI?!? E per chi saranno mai questi simpatici animaletti, rigorosamente vivi? Per il caro vecchio Babadook, of course, che ormai si è stabilito in cantina, e viene allevato amorevolmente da Amelia.

Che sia un'altra metafora del'accettazione e del superamento dei demoni che la tormentavano in passato mi sta anche bene però, sinceramente, 'sto Babadook poteva applicarsi un po' di più nel suo ruolo di cattivo per antonomasia; a questo punto devo dire che il Babau, l'uomo nero che popolava i nostri peggiori incubi da bambini, quello che ti inibiva dal mettere fuori il piede dal letto perché, altrimenti, te l'avrebbe divorato, batte il mostro da film horror 1 a 0.


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