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lunedì 14 settembre 2015

#scuola: Nostalgia portami via...

Rieccomi qui, appena tornata da una breve ma splendida vacanzina toscana, già immersa nella solita routine quotidiana.
   In principio avevo pensato di raccontarvi qualcosa sul mio viaggio ma, dopo aver accompagnato mia sorella a scuola, il suo primo giorno di liceo, ho cambiato idea, rimandando a domani il reportage.



Infatti, percorrendo il viale che conduce alla scuola frequentata da mia sorella, lo stesso che ho attraversato anch'io per cinque, lunghi anni, sono stata letteralmente investita da una valanga di ricordi, mi sono rivista a 14 anni, completamente sola poiché i miei compaesani avevano scelto scuole differenti, spaesata e piena di aspettative.
   Mi sono rivista nello sguardo spaurito di mia sorella, con quell'occhietto un po' lucido a metà fra la voglia di piangere e ritornare nel proprio nido, così accogliente, e l'emozione della scoperta, di quel briciolo di indipendenza che ti fa sentire grande e ti dà quella leggera scossa di adrenalina che ricorderai negli anni.
   Una sensazione unica, la prima volta fuori dalla rassicurante routine che ci avvolge, il passaggio tra l'infanzia e l'adolescenza, un tuffo nel mondo "vero".

Tuttavia, guardandomi intorno, mi sono anche resa conto che i tempi sono davvero cambiati.
   Non si tratta del solito discorso della serie "Non ci sono più le mezze stagioni": nel cortile della mia vecchia scuola, quel fatidico primo giorno (e si parla di 12 anni fa, non di un centinaio), ricordo orde di ragazzine semplici, con jeans, felpe larghe, scarpe da ginnastica e, per le più audaci, un filo di trucco, appena accennato, dietro al quale nascondere il rossore dei primi imbarazzi.

Oggi, gettando uno sguardo sulle future compagne di mia sorella, ho notato un'evoluzione incredibile, anche se non saprei definirla in positivo: tanta sfacciataggine, leggins a fil di pelle che lasciano ben poco spazio all'immaginazione, t-shirt attillate e trucco pesante.
   Non tutte, fortunatamente, ma si tratta della maggior parte.
Mi stupisco di quanto siano cambiate le cose in una manciata di anni, di come abbiano potuto degenerare così facilmente e velocemente, ma forse sono io che sono all'antica, ormai mi sono Nonna Paperizzata del tutto, anche se proprio cariatide non la sono ancora.

Incrociando qualche sguardo spavaldo e sfacciato, mi sento di affermare quasi con certezza che questo atteggiamento sia soltanto una maschera per farsi coraggio, per apparire ciò che una ragazzina di 14 anni appena non potrà mai essere, un'ostentazione di sicurezza che tradisce, al contrario, una grande paura di ciò che verrà, il bisogno di nascondersi dietro uno stereotipo fasullo e poco veritiero.

Io a questi giovani, e in primis a mia sorella, posso soltanto augurare di trovare un Amico, di quelli con la A maiuscola, almeno uno/a, perché sono sempre stata una fiera sostenitrice dei famosi "pochi ma buoni", quel gruppo ristretto di amici da portarsi dietro negli anni, con i quali condividere tutto, dai primi amori alle prime batoste, le gioie, i dolori, gli ostacoli che da ragazzi sembrano a dir poco insormontabili.

A me è capitato, quel famoso primo giorno, di trovare una ragazza sola come me, timida e insicura come siamo tutti di fronte al cambiamento, un viso pulito e dolce veramente da 14enne, e di decidere di "mettermi nel banco con lei", la frase più utilizzata all'epoca, una scelta che si è poi rivelata una delle migliori che potessi fare, visto che siamo ancora insieme dopo 12 anni di incrollabile amicizia.
   E così è accaduto per molte altre volte, scoprendo persone importanti che ancora oggi fanno parte della mia vita, anche se la prima, vera amicizia non è uguale a nessun altra, mai.

Perché, al di là di tutte le sovrastrutture dietro alle quali ci possiamo nascondere, alla fine restiamo noi, semplici e "scoperti", e basta un sorriso o una stretta di mano per rompere il ghiaccio, mettendo da parte selfie, minigonne e rossetto.


2 commenti:

  1. Ciao! A me invece questi ragazzini (e anche quelli di qualche anno più grandi) "spaventano". E' davvero solo una finta o ormai si insegna alle nuove generazioni che l'importate è quello che si vede e basta? Ad alcuni che conosco vorrei poter aprire la testa per vedere cosa c'è dentro, se il cervello a furia di non utilizzarlo si è seccato...

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  2. Ti capisco, a volte ho anch'io questa sensazione, ma voglio cercare di essere ottimista. Sarà che ho due fratelli, un'adolescente e uno ancora piccolo, ma voglio credere che non avranno in eredità un mondo così schifoso, che sia solo una fase passeggera di affermazione di se stessi e che, crescendo, tutti questi ragazzi possano trovare finalmente la loro strada. Sono un'utopista, la sono sempre stata :)

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