Chi sarà mai questo tipi così eclettico e affascinante? Ma Hercule Poirot, ça va sans dire, l'omino dalla testa a uovo più amato della letteratura internazionale, il detective privato più bravo al mondo (come si definisce lui stesso), la creazione di quel vero e proprio genio letterario che fu Agatha Christie, che io personalmente adoro e idolatro da tempo immemore.
Parlando della mia passione per i libri gialli della Christie, mi sento spesso rispondere con scetticismo, specialmente dai più giovani, che considerano questo tipo di narrativa ormai superata, forse perché troppo garbata, priva di inutili doppisensi e allusioni sessuali (che ormai abbondano anche nel genere thriller/poliziesco), mai eccessivamente violenta né truculenta, insomma, una voce fuori dal coro.
Scelta dovuta senz'altro al periodo al quale risalgono i romanzi, i ruggenti Anni Venti (sono passati esattamente 95 anni dall'esordio letterario di questo personaggio, nel libro Poirot a Styles Court), ben lontani da questo nostro XXI secolo, ma dovuta anche a una dose di buon gusto che forse, oggi, risulta difficile da comprendere.
Romanzi caratterizzati da una grande finezza stilistica pur nella loro assoluta mancanza di pretese e di voli pindarici nero su bianco, ma soprattutto una capacità di rendere intrigante l'intreccio della trama ben difficile da emulare, con continui colpi di scena, e scandito dalle elucubrazioni di personaggi dal fine intelletto.
E poi, come si fa a non amare lo stesso Poirot, una vera e propria "sagoma", un piccolo belga (ispirato a Jacques Hornais, gendarme belga in pensione amico della scrittrice) dai baffetti impomatati maniaco dell'ordine e dell'igiene, sempre intento a raccogliere indizi, far lavorare le "celluline grigie" e sfottere amabilmente il fedele compagno di avventure, il Capitano Arthur Hastings, tanto ingenuo quanto gentile e premuroso nei confronti dell'amico e del prossimo.
Dai volumi di Agatha Christie che vedono protagonista Poirot sono stati tratti svariati film ma, per me, il volto del mio investigatore preferito sarà sempre quello di David Suchet, attore britannico che ha portato questo personaggio sul piccolo schermo per un quarto di secolo, riproponendo ben 13 stagioni per un totale di 71 episodi.
Un attore che incarna perfettamente la mia immagine mentale di Poirot, un artista molto amato a livello internazionale, e che è stato addirittura nominato Baronetto dalla stessa Regina d'Inghilterra per i suoi meriti televisivi e cinematografici.
Ad oggi la saga si è conclusa con la morte del protagonista, sia sul fronte letterario che su quello televisivo, con l'ultimo, doloroso capitolo, Sipario, che vede la fine di Poirot per problemi cardiovascolari, aggravatisi per il dolore a seguito di un omicidio involontario compiuto dall'anziano detective, una fine decisa dalla scrittrice a degna e gloriosa chiusura di questa onorata carriera ma, come anticipato dallo stesso Suchet, non è escluso un grande ritorno al cinema, anche se non vi è ancori nulla di confermato.
Insomma, spero di aver convinto anche i non estimatori del mio amato Poirot, e di quella regina del giallo che è stata, è e sarà sempre Agatha Christie, del valore di questa grande opera narrativa che, a distanza di una novantina d'anni, sa ancora ammaliare il lettore con finezza, ironia e grande intelligenza.